Un castello per i nostri gemiti d’amore
[Fuga d’amore con Laura al Castello di Toblino]
L’Autrice
Vincitrice del Premio Saffo Terzo Millennio, XIX edizione, 2019, Flavia Marchetti dal 2005 pubblica con l’editore Enstooghard Ltd – København
LAURA… la Musa di questa Porkeriola
©La FlaviaMarchetti 2022
Introduzione
Simona, quando per qualche motivo devo assentarmi da casa per alcuni giorni la sua richiesta d’affetto diventa assillante. Questa volta poi, che le avevo detto per filo e per segno dove, con chi e perché sarei stata una notte fuori casa, aveva raccolto tutto il suo estro libidinoso e me lo aveva riversato addosso.
Simona non è gelosa. Fra di noi la gelosia è stata abolita il secondo giorno che abbiamo deciso di vivere assieme.
Abbiamo scopato in tre e anche in quattro senza alcun screzio se nella contabilità delle scopate risultava poi che l’avevo data più agli ospiti che a lei.
In tutta sincerità non le avevo taciuto che la mia assenza era dovuta a una romessa che avevo fatto, via chat a un’altra femmina e non volevo fare la brutta figura di rimangiarmela.
Aspettavo solo la conferma da un mio carissimo amico di Trento della prenotazione che avrebbe fatto per mio conto, in un suggestivo ambiente del suo territorio.
Quindi non era neppure cosa sicura che la mia zingarata sarebbe andata in porto.
Lei, comunque, rientrata dal lavoro, aveva preso la doccia… Ne era uscita nuda e profumata e aveva cercato di fare sesso. ben sapendo che il mio lato debole è quello di non resistere alle sue avances.
Fra carezze e baci mi aveva portato ad essere nuda come lei, per farmi sentire come fosse brava a darmi piacere solo con il dito indice fra le grandi labbra.
Un’azione di leggera delicatezza che stimolando… uno dopo l’altro… i più sensibili punti erogeni. Tanto per preparare la figa al godimento sostanzioso che le avrebbero procurato medio e anulare nel canale dell’amore… attorno al buchetto della piscia… stuzzicando la clitoride.
Lo sfregamento continuo e veloce sopra la tana di questo, aveva richiamato lo squirt.
Schizzo. Con Lei che cerca di carpire con la bocca, al volo, i miei sbruffi. Ne uscirà con il volto grondante.
Il piacere in me era cresciuto a dismisura. Simona, intuito il mio stato, mette in pratica l’ultimo step del suo portentoso ditalino: le dita in figa diventano tre, che Lei manovra con perizia. Spingendoli con forza. girandoli su loro stessi, dentro. Dentro/fuori… dentro/fuori. La scopatina mi apre le porte a un orgasmo colmo di godimento.
Perfidamente all’arte amatoria, aggiunge un po’ di risentimento per questa smania che ho di cercare diversi piaceri in altre femmine:
<Chissà se anche chi te la menerà domani notte ti farà vibrare come riesco io…>
Squilla il telefono. È l’Emilio che da Trento mi conferma la prenotazione per pernottamenti, pranzi e cene per due, nell’esclusivo Castello di Toblino:
<… Vi aspettano per il pranzo.>
Simona, visibilmente, malinconica:
<Allora tutto è a posto: Vai?>.
<Sì. Partirò dopo che ci saremo salutate come facciamo ogni mattina.>
<Penso che domattina il saluto non te lo farò con le dita ma con la lingua>.
<Un rigurgito di gelosia?>
<No Amore. Voglio solo darti il meglio di me. Così sono sicura che tornerai. E non ti perderai per quelle valli.>.
Mi mette in bocca le dita che mi hanno dato tanto piacere. Gliele ciuccio:
<Non potremmo cominciare ora i saluti di domattina. Magari mettendoci dentro un porco 69… Ne avrei così voglia!>
Il sorriso torna sul suo volto. Ha capito che anche in questa mia fuga non ci saranno pericoli
Il caffè prima di partire
Mamma mi ha prestato la sua elegante e comoda BMW. Ma se sei appena uscita da un congedo affettuoso con Simona diventa difficile trovare subito la lucidità per gestire tutto l’ambaradan elettronico che fa funzionare quell’avveniristica autovettura. Per cui mi fermo al bar sotto casa per un doppio caffè.
Ma anche Max, il barista, mi squadra e:
<Fatto giochi d’amore, stanotte… E anche tanti. Eh?>.
<Fatti i cazzi tuoi. Checca pettegola!!>.
Rispondo sgarbata. Bevo. Pago. Me ne vado fingendomi indispettita.
I pensieri strada facendo
Il traffico è scarso. Se va così sarò a Rovereto attorno alle dieci e un quarto. Con. Laura ci troveremo al Caffè dell’Orologio alle dieci e mezza. Ha scelto lei:
<Vedrai… lo troverai facilmente. È nella piazza antica del Paese>
Non mi era ancora capitata una fuga d’amore con una delle corrispondenti delle mie chat erotiche. Con tutte cerco di lasciare l’amicizia esclusivamente a livello virtuale sul social.
Con Laura è stata una cosa del tutto diversa. Chiacchierando del più e del meno ho percepito in lei una sensualità travolgente. Forse perchè ha già percorso un buon tratto di vita come donna con tanto di marito… figlie… amante. Le foto che mi ha mostrato mi hanno consegnavato non una disinibita vamp, ma una piacente signora, riccia e con un sorriso che mi ha ,presa tanto. Una vera femmina che scattena in me una tempesta ormonale, ogni volta che mi trovo innanzi a suoi semplici messaggi.
Mi son detta:
“Questa non posso continuare a percepirla solo nel virtuale. Debbo placare la mia voglia di lei fra le sue tette… le sue natiche… le sue cosce”.
Ha detto che le piaceva e così ho pensato a un ritorno a Toblino, 22 anni dopo quel bel ricordo che vaga ancora nella mia mente, più vivo che mai.
Papà è uno stimato architetto a cui capita spesso di dover parlare con gente in ogni parte d’Europa. Quella domenica doveva vedere una persona di Trento per la ristrutturazione di una villa a Cortina:.
<Lei fa una bella gita con la famiglia. Vi porto tutti a pranzo in un posto della zona che per me è magico. Le faccio vedere le foto dell’immobile. Lei mi dice cosa si può fare.>.
Il posto magico era il Castello di Tobblino. Saebbbe stato il giorno del mio 12° compleanno… 13 maggio 2000… Più avanti non vi meraviglierete se di quel giorno, riempii la pagina del mio diario con fitte note.
ricordi dell’anno 2000
La settimana prima la mia compagna di classe preferita… Paola… mi aveva svelato come, da dove si pisciava, una ragazza poteva provare sensazioni bellissime…
Le sensazioni dell’amore!
Avevo riso:
<Ma noi siamo fanciulle…. Non ancora ragazze…. Anche se il prof di lettere si ostina a chiamarci così… Non abbiamo neppure le tette!>.
<Saremo ancora fanciulle, ma certe cose le sentiamo anche io e te>.
<Sei matta! Cosa vuoi fare?>.
Mi era salata addosso… mi sollevò la veste. Mano fra le cosce. Si mise ad accarezzarmi la mutandina proprio sopra la pissarella.
<Sai Paolina che ho una piacevole sensazione di quello che stai facendo al mio fighino>.
<Vuoi sentirlo meglio? Cavati le mutandine e sdraiati>
Eravamo a fare i compiti nella sua stanzetta… feci come lei aveva detto.
Si sedette sul letto e con l’indice percorse dolcemente la fessura del mio fighino… Da sopra a sotto. Da sotto a sopra:
<Che bello. Paolina. È proprio come dici tu. Non smettere>.
Paolina continuò. io sentii un momento di piacere più forte del resto.
<Adesso te lo faccio sentire come mi ha detto che fa mia sorella. A me piace di più.>
Paola ha una sorella più grande di lei che allora, aveva già il fidanzato.
La falange del suo indice penetrò oltre lo spacchetto e s’infilò nel fighino più che aveva potuto. Andando dentro e fuori con il dito.
Il piacere diventò veramente profondo:
<Vedi Flà. Questo che sto facendoti è un ditalino… Miriam lo chiama così… io lo posso fare a te… Tu a me. Ogni volta che ci troviamo possiamo provare queste belle sensazioni: tu col mio dito… Io col tuo dito.>.
Fu tanta l’emozione che provò nel dirmi questo che mi diede anche un bacio sulla bocca, facendomi sentire la punta della lingua fra le labbra.
Nei giorni successivi facemmo sempre i compiti assieme. Perdendo anche il conto dei ditalini che ci scambiammo. Scoprimmo anche che baciandoci, la grossa scarica finale era più pregnante.
Io a lei. Lei a me
È una bella giornata primaverile. L’auto fila sui 140. Metto un po’ di musica romantica, che con questo dolce ricordo, proprio ci sta. Che tanto si lega con questa storia che sto andando a vivere nel Trentino:
“Quando papà mi aveva detto dove la nostra famiglia avrebbe passato la domenica del mio compleanno, gli avevo chiesto se potevo avere con me Paola.
Papà mi disse di sì.
Con quello che succedeva fra noi ogni giorno non potevo passarne uno senza di lei.
Poi… Proprio il giorno del mio compleanno!
Quando dissi a Paola che saremmo state assieme anche quel giorno, Lei, esagerando, mi abbracciò forte, mise una mano sotto la gonna. Strinse con passione il fighino. Qualche mio umore inzuppò gli slip. Quando ritrasse la mano se la portò alla bocca per gustarne il sapore:
<Dice Miriam… la sorella… che le femmine che fanno l’amore solo con femmine usano questo gesto per far sapere all’amica che il metterle le mani nella fica, è sempre un atto d’amore>.
<Sarà un po’ più difficile poterlo fare domani con sempre i miei attorno. Ma a me importa averti vicina>.
<Non disperare vedrai che qualche bacio riuscirò a scoccartelo lo stesso. Anche a costo di rinchiudermi con te in un puzzolento servizio sull’autostrada>
La gita a Toblino del 2000
Assieme al cliente di papà eravamo arrivati a Toblino attorno al mezzogiorno. Subito ci mettemmo a tavola e facemmo tanto onore alla tavola che le cinque portate vennero spazzate via velocemente.
Dopodiché, i grandi si misero a parlare del loro progetto. Mamma ci disse, allora, che ci saremmo divertite di più nei giardini del Castello. La prendemmo in parola con entusiasmo. Avremmo sicuramente trovato un angolo riparato da altrui viste dove pomiciarci con passione
Sarà stato che era il mio compleanno, ma quel giorno il destino ci fu amico.
Nell’uscire del ristorante, percorremmo un lungo corridoio in cui si aprivano le stanze che i visitatori potevano affittare per una o più notti.
Una di queste era aperta e noi andammo a curiosare dentro. Arredata con mobili dell’antiquariato locale. Una bella finestra inquadrava romanticamente il lago. Il letto, di foggia antica era invitante più che mai. Soprattutto per me che non vedevo l’ora di trovare un angolo discreto per stringermi addosso a quella che ormai fra di me, chiamavo: la mia Paolina.
La guardai con decisione. Ebbe la mia stessa idea. Andò a chiudere la porta.
Ci fu una lunga schermaglia di lingue fra di noi. Lei poi mi spinse sul letto. Sentii le sue mani fra le cosce che mi sfilavano gli slip.
<Per il tuo compleanno ho pensato di regalarti questo.>.
Fu fra le mie cosce con il volto. La bocca prese d’assalto la figa. Penetrandola con la lingua:
<Ho tormentato tutta notte mia sorella finché non mi ha dato le giuste dritte per farti godere con la lingua. Spero di aver capito tutto bene>
Non avrei mai immaginato che quel muscoletto che ognuno di noi ha nella bocca potesse dare tanta gioia. La mia Paolina aveva capito benissimo i suggerimenti della sorella.
Oggi potrei dire che con una decina di slinguate mi aveva portato all’orgasmo. Allora non sapevo cosa fosse. Lì per lì lo definii un piacevole delirio che volevo ripetere al più presto.
<Vuoi che provi a leccartela anch’io?>
Le avevo sussurrato rindossando lo slip.
<No. Qui è troppo pericoloso. Facciamo un giro in giardino. Può darsi che troviamo un angolino discreto per noi>.
Erano le cinque quando mamma venne a cercarci per il rientro.
In maniera discreta. Senza che Paola sentisse. Le chiesi se potevo tenere Paola a dormire con me.
Mamma aveva chiesto:
<Siete così amiche?>.
<Penso proprio di sì. Lei è tanto brava a raccontare i film che vede in TV. Mi piacerebbe addormentarmi con il racconto di alcuni film che ho perso e che lei mi ha già detto di conoscerli e ricordarli perfettamente.>.
Mamma disse di sì.
Sei già una troia
Quando lo dissi a Paola fece molta fatica a trattenersi dal darmi un bacio. Mamma, papà e il loro amico erano a pochi passi da noi.
Io le mostrai la punta della lingua tra le labbra. Lei mi strinse spasmodicamente un braccio.
Con un fil di voce che nessuno poteva sentire mi disse:
<Non hai ancora cominciato e sei già una troia! – e dopo una lunga pausa – La mia troia!>.
Fu la prima volta che me lo sentii dire. In seguito? Non le conto più.
Comunque quella notte, sia io che Paola. Fummo porche come troie adulte. Assaporai la figa per la prima volta. In cambio ricevetti due di quei buoni deliri.
Mi addormentai in un fantastico stato di beatitudine
Al Caffè Dell’Orologio
Verona, dice l’indicatore delle uscite: Rovereto è qui a due passi. Spingo sull’acceleratore.
Parcheggio. Mi oriento. Mi sistemo l’abbigliamento… Per l’occasione ho messo una gonna larga e cortissima, un pullover con un generoso decolté che dà ampia visibilità alle poppe. L’intimo è già nel trolley. Non saprei perché dovrei averlo addosso.
Mi sono orientata. con passo svelto vado all’ appuntamento. Dove non sono conosciuta mi piace scossare il culo. Ho un bel culo che spesso suscita salaci commenti.
Puntuale, come d’accordo, alle 10:30 sono al Caffè dell’appuntamento. È gremito di gente. Fra questa, Laura non c’è… Vedo poi un sorriso che mi pare riconoscere come suo. Lo esibisce una bella donna che sicuramente ha investito bene il suo tempo in un esperto coiffeur e visagista. Ne ha tratto un’altra femmina. Così diversa dalle foto che ci siamo scambiate. Comunque, l’arco del sorriso non è stato compromesso.
Questo sì che è importante!
Lì non è il caso di mettere in scena le effusioni che forzatamente tratteniamo. Tutte rinviate all’abitacolo dell’auto.
Tutto ciò ce lo diciamo con uno sguardo eloquente e Laura che mi chiede nervosa:
<Hai parcheggiato lontano?>
<Quattro passi >.
<Dai. Spicciamoci… È dalle 10 che aspetto>.
Nell’auto parcheggiata
Il bacio è infinito. Laura è scatenata e lo allarga al collo… Al sottogola… Al mento. Di nuovo sulle labbra… Ancora la lingua in bocca.
Sempre più stretta nell’abbraccio e con una mano nel decolté.
Brividi si scatenano lungo la mia colonna vertebrale per esplodere subito dopo oltre l’osso sacro. Figa e buco del culo prendono a palpitare.
Il parcheggio è in un una strada non frequentata. Con i nostri abbracci, la veste di Laura ha scoperto un buon tratto di coscia. Gliel’accarezzo. Aggiunge passione al suo bacio. Ci si guarda interrogativamente. Lei allarga le cosce. Le percorro palpando e accarezzando:
<Che bella porca sei!>
Scopro che anche lei non ha indossato mutande.
Gliel’accarezzo per un po’ e lei… in un sussurro:
<Tu?>
Mi basta sollevare un lembo della gonna per farle vedere che abbiamo avuto la stessa idea.
Una sfrenata risata esce dalle nostre bocche prima che si riaggancino in un altro e più intensa lingua in bocca:
<Vieni anche tu fra le mie.>.
Le sussurro. Aggiusto la mia posizione per agevolarla.
Laura non se lo fa ripetere. Subito ci incrociamo. Due sue dita mi penetrano. Come, d’altronde ho già fatto io.
Ci coccoliamo a lungo mentre le nostre dita ci fanno navigare in un mare di piacere fino ad una comune venuta a gusto che raggiungiamo assieme in un coro di gemiti amorosi… tesoro, dolcezza, Amore mio… Insulti erotici… porca, troia, baldracca…
<Ti voglio bene!>.
Scambiato e condiviso dai nostri respiri affannati, misura la gioia che questo fuori programma ci ha riempito il cuore.
Ci ricomponiamo. Appoggio l’indice sul sensore, l’auto si avvia.
Si fa vela per il Castello di Toblino.
Al Castello
Sonoo pochi chilometri ma il ditalino mi ha completamente rilassata.
Guido lentamente, tenendo sempre la mano destra fra le cosce della mia compagna di viaggio. Lei mi racconta dei suoi amori, toccandosi di tanto in tanto la figa.
Sempre una sgrillettata e un sorriso.
Ed ecco il vialetto che porta al Castello.
Alla reception ci accolgono con grande gentilezza:
<Volete pranzare in camera?>.
Chiedo come funziona:
<Vi apparecchiamo un buffet. Voi mangiate a vostro piacere e comodo. Quando vorrete… ci chiamate. Noi veniamo a sgomberare la stanza.>
Mi avvicino a Laura e le sussurro:
<Ti va di pranzare nuda in stanza?>.
<Non potevo sperare di meglio.>.
Confermo il buffet in stanza.
La prospettiva rende Laura effervescente. Ogni sua mossa diviene un passo di danza. Addirittura, presa da entusiasmo per quanto le si prospetta mi scocca un bacio sulle labbra innanzi al personale dell’albergo.
Camera 12 – Terzo piano
Un cameriere ci accompagna alla stanza. La numero 12, al terzo piano.
Percorrere quegli antichi corridoi è già un’emozione. pensare di godere con laura fra tutti quei secoli di storia mi eccita tantissimo. Guardo Laura… le si sono gonfiati ed ingrossati gli zigomi. Segno che l’eccitazione sta prendendo anche lei. È bellissima!
Alcuni camerieri stanno già allestendo il buffet. Uno di questi, che ha appena stappato il vino ce lo fa assaggiare. È perfetto. I camerieri se ne vanno.
<Torniamo tra dieci minuti con le portate. Dopo: Buon appetito e ci rivediamo solo se suonate tre volte il campanello.>
È nuda.
Antipasti… Zuppe… Specialità locali. Imbandiscono il tavolo del buffet sopra una fina tovaglia, con ricamato il monogramma del castello.
Vado a chiudere la finestra rimasta aperta.
Laura non perde tempo… Si libera dalle scarpe… Sfila la gonna…
È nuda.
Ha colmato un bicchiere con il sauvignon. Viene verso di me per berlo assieme.
Riesco solo a togliermi le scarpe che lei è innanzi a me co la bocca piena di vino che vuol trasferire nella mia bocca.
Apro la mia. Il liquido arriva sul mio palato. Il resto che ci impegna è il bacio.
La sua lingua scherza con la mia. Le sue mani mi liberano dalla gonna. Che resta sull’antico tappeto.
Le sento, poi, sotto al pullover che mi palpano le tette.
Tutttedue abbiamo la figa scoperta. Ci starebbe proprio una…
Mi appoggio all’antico armadio. La tiro contro di me. Le fighe combaciano. Laura spinge la sua contro la mia. Sento che è ben umida. Bavosa. Come, d’altronde, la mia.
Lei ha brancato le mie natiche. Ad esse si tiene aggrappata con le unghie a qualche centimetro dal buco del culo. Un po’ sento un minimo di dolore, che ben ci sta con quell’ondata di piacere che lo sfregamento sta producendo
Con il bacino compie piccoli movimenti circolari… Dio che b rividi!
La fica si apre e tenta di inghiottire quella di Laura che sta tentando la stessa cosa.
Tutto si conclude con uno strusciamento intenso fra le porche vagine, aperte allo spasmo per l’ansia di godere. E il godimento c‘è! Con tutti i suoi riti…
Il respiro affannato…. I muscoli contratti… Il dialogo sconclusionato… Gli umori che colano in un rivolo, giù lungo le cosce:
<Tesoro, mettiamoci sul letto… Son tutta un fremito… Mi cedono le gambe.>.
Non posso che accontentarla.
È il momento del 69
Ancora qualche goccia dei suoi intimi umori cadono nella mia bocca, mentre si aggiusta sopra di me. Abbiamo deciso di proseguire con un classico 69. La sua lingua si mette subito all’opera a deliziarmi la fica. Io non mollo la sua. L’intesa fra noi è grande ma siamo incontentabili>.
<Di più… Di più. Più in fretta… Oh cielo. Impazzisco! Baciami. Porca!>
Lei. Mentre dalla figa le irroro il volto con gli schizzi del godimento
<Sì. Sìì… Così. Non dire nulla. Non ti fermare. Lecca!>
Io, nello stesso momento in cui nella bocca assaporavo la sua sborra
È di grande emozione il bacio che suggella la nostra bella intesa.
Il culo
Il pranzo è quanto di meglio si può avere dopo i nostri orgasmi. La voglia però non è scemata in noi. Continuiamo a palparci tette, figa e culo. La bottiglia di vino, la secchiamo, passandoci sorsi di bocca in bocca. Tanto per mantenere accesa l’eccitazione. Che, mai viene a mancare:
<Se ti va, ti leccherei volentieri il buco del culo >.
È una proposta non certo usuale a metà d’un pranzo. Nel nostro caso genera entusiasmo.
<Certo che mi va. Facciamo subito?>.
Laura rinfresca la bocca con un buon sorso di vino che poi passa nella mia. Io mi stendo prona sul letto. Attendo.
Le sue mani aprono le natiche. Sento ben calda, la sua lingua darsi da fare attorno all’osso sacro. Mi piace veramente. È stata una buona idea.
Mi rilasso. Il buco del culo è lì a pochi centimetri che in tutta calma attende il suo momento, dilatato al massimo. Ben aperto. Palpitante.
È in punta di lingua che Laura lo centra. Si spinge anche un tantino dentro. Lei poi pensa che sia più godurioso dedicarsi principalmente al bordo del culo che le si presenta spalancato e palpitante.
Distende completamente la lingua e la lascia rilassata piacevolmente umida e calda a coprire dall’osso sacro al foro.
<Hai un buon sapore anche qui… Sei il mio babà al rhum!>.
Mi dice levando il capo sprofondato fra le mie natiche, per prendere una boccata d’aria. È un complimento sincero.
Ne approfitto per chiederle un bacio, con la speranza di percepire il sapore del mio culo. Mi accontenta ma ho percepito un cazzo.
Quando riapproda al mio buchetto si mette a percorrerne alcune volte il bordo con la lingua, facendomi vibrare tutto il corpo e schizzare la figa. Non contenta, ne saggia il gradimento con il dito indice che la mano spinge più in fondo che può.
Una follata di piacere fa la spola con la figa, coinvolgendo il sensibile perineo.
La provoco chiedendole dove siano finite le altre dita.
Subito sento che altre due vanno a dare una mano all’avanguardia. Laura sa come giocare col culo. Ritorna con la lingua alla clitoride mentre tutti quegli avvenimenti fra fica e culo mi fanno lodare, balbettando, il suo darmi piacere.
Il dentro-fuori con tre dita, è paragonabile all’inculata di un buon cazzo. Laura ne conosce gli aspetti più reconditi. Trasformando questo praticato atto sessuale in un piccolo capolavoro dell’arte erotica.
Gli effetti su di me sono coinvolgenti. Si condensano tutti in un orgasmo che sembra non voler riportarmi nella mia realtà.
Una realtà che or mi trova in questo antico maniero, piacevolmente agganciata al corpo di una porca che più troia di così non potrebbe essere.
La bacio appassionatamente quando dal suo necessaire estrae un flaconcino con un unguento decongestionante che amorevolmente sparge fra le chiappe sul buco del culo. fresco… tonificante. È il valore aggiunto a un’inculata paradisiaca.
Una passeggiata nei dintorni ci fa ancor più apprezzare i meriti di quell’antico maniero fluviale. La raffinata cena al ristorante ci ritempra e ci prepara a una notte di passione. Quando saliamo in stanza ci portiamo dietro un’ottima bottiglia di spumante Trentino.
Col primo sorso se ne vanno le scarpe. Il secondo è per togliere di mezzo le nostre vesti. Il terzo è a vuoto perché addosso non abbiamo più nulla.
La bottiglia sul comodino… Noi sotto le coltri in un abbraccio bocca a bocca.
Le fighe combaciano. Si spingono. Giocherellano tra di loro. Un ditalino ci rasserena… modera gli slanci istintivi della passione. Del godimento non bisogna mai avere fretta. Ci mettiamo a parlare. A raccontare di noi. Soprattutto dei nostri slanci d’amore con questo o quella.
Laura racconta la sua prima volta con il suo primo uomo. Io. La mia prima sconfitta… Quando avevo trovato la mia compagna nel letto con una lesbo-puttana. La mia disperazione… i miei dispetti trombando con tre delle sue più care amiche e dal marito di una di queste con uno smisurato cazzo. Tutto ripreso con videocamera per farla schiattare di invidia. Confesso di non avergliele mai fatte vedere.
Laura mi parla dell’uomo con cui ora scopa.
è talmente dolce nel raccontare come gliela lecca che l’ incoraggio ad approfondire la relazione.
Una carezza tira un bacio. Un bacio suscita un’altra carezza. Arriviamo così alle ore piccole. Di bocca in bocca ci passiamo un ultimo sorso di spumante. Pensiamo a qualcosa che ci faccia addormentare.
Cosa di meglio di un sano ditalino. Io a lei. Lei a me.
Le braccia incrociate. Le fighe ben aperte. Le dita compiono il loro sapiente percorso.
Ci baciamo evocando un intenso orgasmo che accogliamo con gemiti, sussulti, contrazioni.
Laura esplode prima di me:
<Ora sei stata ben più porca che l’altra volta.>.
<Perché ora conosco la tua fica a menadito>.
Lei con l’aria sconsolata:
<È sempre così. Appena ci si conosce un po’ è già ora di lasciarci. Domattina sarà così anche per questa bella gita. Peccato. Cominciavo ad abituarmi.>
Non ho argomenti per consolarla se non stringerle i capezzoli fra le mie labbra. Mi ha detto lei che le piace tanto.
È la nostra buonanotte.
Il ditalino ci ha sfinite. Ci addormentiamo abbracciate.
La finestra larga. La giornata luminosa. Lo spumante bevuto… contribuiscono a svegliarmi alle prime luci dell’alba.
Laura si sveglia pure lei. Mi segue in bagno.
Laura si concede una copiosa pisciata. Mi intrometto. Infilo una mano dentro al wc innanzi alla figa. Mi faccio pisciare sulla mano. È una cosa che mi eccita da matti. Le gocciolanti dita me le infilo in bocca. Laura insiste per baciarmi. Lei si siede sul bidet per lasciarsela sciacquare tra carezze e baci.
E qui mi lampeggia un’idea che connoterà questo nostro incontro come indimenticabile:
<Che ne dici, per concludere, di una eccitante doccia insieme?>
<Se mi lucidi le tette, sicuramente.>.
Chiudo i vetri del box e apro l’acqua calda. Subito il nostro lingua in bocca è avvolto da una calda nebbia. Ci insaponiamo a vicenda, cercando di essere molto sensuali. Io a cospargere le tette. Lei delicatamente ha le mani tra le mie chiappe:
<Mi piacerebbe tanto pisciarti nel culo>.
<Sono convinta che sia molto eccitante. Io cosa dovrei fare?>.
<Metterti come ti dico e tenere le natiche ben aperte>.
La faccio piegare innanzi. Abbiamo la stessa altezza. Il suo buco del culo corrisponde alla fessura della mia figa.
Mi sono trattenuta non ho ancora pisciato. Mi posiziono dietro. Le accarezzo la prugna della fica. Tocco con un dito il bocciolo, che poi sarebbe il buco del culo. Si schiude.
Ma brava la mia Lauretta… Il culo che mi presenta ha un’apertura significativa, da culo eroticamente usato. Inconfondibile… bella larga! Il cazzo che l’ha tornita non può che avere una grossezza di tutto rispetto.
Mollo ogni indugio. Il cordone dorato del mio piscio esce dal meato urinario della fica per centrare l’apertura del culo suo.
Ha un fremito quando il caldo getto si abbatte fra le sue chiappe. Spontaneamente le labbra del foro si chiudono… per protezione… Il liquido dorato cola lungo le cosce.
Spingo con i muscoli pelvici. Parte un secondo getto che in gran parte va a far godere la dolce Laura. Che non smette un attimo di incensarmi per questo finale tanto erotico. Si inginocchia fra le mie cosce per supplicarmi:
<Per favore, Flà. L’ultimo schizzo nella mia gola. Voglio berti. portare con me qualcosa di te. Cosa di meglio della pisciata della fica che tanto mi ha fatto godere!>
Mi concentro. Richiamo tutta la piscia che ho in corpo per l’ultimo brindisi fra noi, Porche Troie, che… a modo loro si salutano al termine della loro prima fuga d’amore.