Susy
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I
Dai miei diari intimi
L’ho conosciuta che era assieme a Milly. Eravamo all’Ikea.
Si chiama Susy. È più giovane di Milly. Ne dedussi che non poteva avere più di 18 anni.
Subito mi era sembrata deliziosa: un po’ sfrontata, vivace. Il corpo già formato… armonioso. Un abbigliamento che pur nella decenza concedeva brecce ad occhi impudichi.
Aggregandomi a quelle due adolescenti facevo la figura della ’zia’. Ma che importava… per me era una boccata di aria fresca: i loro discorsi improbabili, messi assieme in un confuso italiano, pieno di gerghi e spezzettato da scoppi di risa ed abbracci tra di loro.
Ci eravamo sedute al bar innanzi a tre birre e qui Milly aveva fatto echeggiare un rutto che aveva aperto ad un linguaggio trasgressivo. Da cui si poteva suppore che io e lei ce l’eravamo leccata di frequente. – Che poi è anche vero. Ma così in faccia a quella ragazzina, mai vista prima, mi imbarazzava un po’. –
Stavo sulle mie, cercando di controllarmi. Non volevo mi uscissero espressioni su cui ricamare doppi sensi. Chissà perché, tenevo che Susy ricevesse un’immagine di me, quale una ragazza di buona famiglia, borghese ed educata. Ci aveva pensato Milly a sgombrare il campo da ipocrisie e falsi pudori.
<Facciamo un altro giro di birra, Flà? – e dopo un paio di allegre boccate si era sentita di citarmi. – Sapete che la buona birra mi rilassa come dopo un 69 con Flà> e mi aveva baciato. Immediatamente. Aveva, poi, alzato il tiro: <Con te, invece, Susy, scatta una sorta di loop con i 69. Per cui a uno ne deve seguire un secondo e a questo un terzo…e così via. Finché non mi sfinisco sotto di lei – e mentre sta per metterle la lingua in bocca – Fortuna che non me li fa pagare.>
Le ragazze sono allegre più che mai. Data l’assenza di avventori nel locale, sono spesso a sbaciucchiarsi. Palparsi. Sotto il mio sguardo incuriosito.
Ora che ho captato quell’ultima frase, ne avevo dedotto che, potevano, anche, essersi messe in un giro puttanesco.
Do loro un passaggio fino in Centro. Si posizionano, ambedue, nel sedile posteriore per dare sfogo alla loro eccitazione finallora repressa. Con gemiti che orecchio guidando: la dolce Susy aveva menato un paio di ditalini all’amica.
Non mi sarebbe dispiaciuto intromettermi in quella tresca. Magari portandomele su in casa. Ma un appuntamento con un cliente mi aveva riportato ai doveri del lavoro. Mi ero ripromessa d’approfondire l’argomento con Milly.
È un argomento molto personale e delicato. Il quesito gliel’avevo sottoposto telefonicamente.
MIlly aveva confermato quanto intuito dai loro discorsi: <Sì, la dà volentieri ma sempre con una mancetta… Sai, si deve mantenere. La sua famiglia è alquanto disagiata – Non l’avrei detto. Il suo abbigliamento era adeguato alle ragazze di media borghesia – Comunque, è convintissima di essere lesbica.
Sembra così una ragazzina da parrocchietta tutta casa, scuola, oratorio, ma appena cala le mutande tira fuori una fantasia così porca che non puoi che inseguirla negli amplessi che ti propone.
Una scrittrice come te è un’esperienza che deve fare.>
<E tu le fai da ruffiana. No?>
< Un po’ è così, ma solo nell’ambito delle clienti dello Studio dove lavoro… Tutte iper-ricche… A cui bisogna pure procurare la stanza dove andare a scopare. Se a lei danno 100, a me tornano 15 da lei e 50 dalla cliente per la stanza, di cui 30 ho già versato alla signora Novella Bugamelli… Con te non sarebbe così. Mi basterebbe un appuntamento per un 69 con te… Che dici, facciamo l’affare?>
Con un’offerta così…. Non potevo che proporle un incontro per discuterne: <Tra un’ora sono da te>
<Carina, eh, la mia protetta?> Era stata la prima cosa che Milly aveva detto appena arrivata, mentre si disponeva ad incassare l’anticipo: si stava togliendo i jeans.
<Mi ha già fatto mettere da parte un bel gruzzolo… E sono solo quattro mesi che si fa gestire da me.> Intanto era già a tette nude e slip. Mi ero adeguata. Con un unico movimento mi ero liberata della veste da casa ed ero già pronta per l’anticipo: nuda!
Non faccio in tempo a stendermi sul tappeto che vedo il suo spacco calarmi sul volto. Mugola già prima che gliela tocchi. È aperta al massimo. Deve aver pisciato da poco e conserva quell’eccitante odore di piscio. La prenderei a morsi.
È bellissimo il 69 con Milly. Ci mette tutta sé stessa. Lo fa con grande generosità, aprendo la figa all’impossibile e saltellando con la lingua tra figa e culo.
Anche per la mia Simona, <Un 69 con Milly è come un potente tranquillante: Ti stordisce di piacere e ti allontana dalle preoccupazioni, dandoti serenità.> -Detto da un bravo medico come Simona, non è poco! –
“E allora – direte voi – che bisogno c’era di aggiungere Susy al tuo cast?”
Il suo aspetto aristocratico… Le sue movenze… Il tono della voce. Tutte virtù che mi facevano presagire che avrei esplorato un nuovo ambito del piacere. Ma forse solo il suo essere puttana tra i 16 e i 17 anni mi aveva affascinato.
L’orgasmo con Milly fu pirotecnico anche se non aveva spinto fino in fondo proprio per…: <Oggi, sei in continuo bollore… Con i tuoi assalti sono venuta due volte… Sei veramente in fregola…>
<Sarebbe l’ideale far venire Susy.> avevo buttato lì.
<In tre non ci sta.>
Ero talmente eccitata che volevo a tutti i costi Susy quel pomeriggio. Avevo insistito… Milly le aveva telefonato.
<Sarà qui alle 3… Io ho già avuto la mia parte. Ti lascio a lei… Simona?>
<Oggi è in turno all’Ospedale di Bazzano. Sarà qui solo dopo le dieci.>
<Le dirai di me… oggi?>
<Oh, sì, certamente. Tu sei di famiglia… Ce lo diciamo sempre. Per Susy, aspetto. È sicuramente più prudente.>
* * *
Il colore ambrato della pelle di Susi risalta nella penombra della stanza. Pur nella poca luce di un pomeriggio autunnale, risplende. Mi dice di aver 18 anni. Sicuramente, non ne ha più di 16. Mi sento una porca nell’approcciarmi a lei, ma tanto è il fascino suscitato dalla sua identità orientale. Non mi concedo ripensamenti: la stringo con passione. Socchiude gli occhi. Si incorpora totalmente a me. Già nude, le bocche si incastrano. Il suo fanciullesco seno si annulla nella mia terza abbondante. Il suo monte di Venere, accuratamente depilato, preme sul mio rigoglioso ciuffo. Ce li sfreghiamo uno contro l’altro. Già sento i prodromi del piacere crescere in me. Lei è dolcissima… Anche affettuosa. Nel vero senso della parola: una bimba.
Lascio che sia lei a condurre il gioco.
Lo fa con pochissime parole. – Peccato! La cadenza francese della sua lingua madre avrebbe aggiunto sensualità -. Una sua mano. Molto piccola. Mi accarezza la figa. Così leggera nei movimenti, che avverto il piacere ma non l’impatto della mano. Mi viene lo scrupolo e le chiedo, un po’ ingenuamente: <Ti piaccio?>
<Così nuda, mi hai talmente affascinata che non trovo voce per dirtelo… Ora lo sai.> Ride di gusto, mostrando i grandi denti candidi. Infila, poi, le pronunciate labbra nella valle che separa i seni. Sulla mia pelle i sensuali effetti della sua lingua che scende disegnando ghirigori con la punta. All’ombelico si ferma. Risale per baciarmi. Non è da puttana e lo fa con sincero trasporto. In me l’eccitazione è al massimo e le grido tutta la mia voglia <Voglio la tua figa…Susy. Fammela leccare!>
Mi guardata meravigliata poi, allegramente <Non portarmi via il lavoro… Sono io che te la debbo leccare. Ma se vuoi…>
Mi tuffo tra le sue cosce e abbordo lo spacchetto dell’implume figa. Si apre alla mia lingua. Cerco la clitoride che lecco tra eloquenti segnali di godimento. La sua mano mi tiene fermo il capo. Accelero i dentro-fuori della lingua tra i suoi umori. Sussulta alcune volte con il bacino tra sonori sospiri e armoniosi lamenti. Una leggera stretta di cosce mi informa che il suo orgasmo si è completato. Risorgo. Mi stendo su di lei. Mi avvolge con i lunghi capelli della sua chioma: lucidi e neri come l’ebano.
Me la volevo godere come un’innamorata. Al piacere avevo voluto arrivare gradualmente dopo un migliore affiatamento con lei.
Forse era stato solo il desiderio di far digerire a me stessa il peccato di aver assoldata una puttana per di più minorenne (e questo è anche un reato) nonostante la mia frequente e appagante attività sessuale con Simona.
<Mi hai fatto godere tanto… sai, quasi come quando lo faccio con Milly. A lei, però, voglio bene. Per lei non sono la puttanella.> mi aveva bisbigliato questo, stringendosi a me. Me lo dice in quel suo francese cantilenato. Tipico dei nord-africani. Sì. Perché Susanne è nata a Casablanca e di quel popolo ha in lei le più intriganti qualità estetiche. Non smetto più di baciarla. Mordicchio le labbra che lei apre per far spuntare la lingua. Si tocca con la mia. Passo la mia sui suoi grandi occhi neri. Sulle folte sopracciglia. Tutto il mio desiderio, in quel momento è quello di sentire il calore del suo corpo, il profumo suo e… il sensuale timbro della sua voce.
Ci eravamo messe a raccontarci: io, il mio stare con Simona. Lei, come le era stata spianata, sin dalla fanciullezza, la strada alla prostituzione. Era stata palpata, per la prima volta, da un adulto uomo a 12 anni. A 13 aveva provveduto il proprio nonno, già padre-amante di sua madre, ad avviarla alle mani lubriche di adulti: uomini e donne. <Allora mi era piaciuto – confessa – Mi facevano sempre dei regalini>
<Il nonno… ancora oggi?> Domando.
<Lui, è mancato 5 mesi orsono… Per questo ho chiesto a Milly di tenermi la cassa… Io e Lei ci vogliamo molto bene.>
<E… Oscar sa della vostra società? … Che ruolo ha?> Non riesco a frenare la curiosità.
<Oscar è l’unico maschio a cui mi concedo… Lui… aiuta Milly a far girare il mio nome tra le belle donne?>
L’argomento la sta eccitando. Mi accarezza il ventre. Poi giù, tra le labbra della figa.
Il suo succhiare è aereo. La lingua quando entra in azione si muove a tale velocità che stento a credere fosse nella mia figa, anche se il piacere sta dilagando in me. Mi agito spasmodicamente. Inarco il corpo serrando le chiappe con forza, nell’illusione che la figa si spalancasse al punto di inghiottire quell’essere e di rendere quel sublime godimento duraturo…Eterno! Ricrollo vagheggiando frammenti di pensieri. Sono a un passo dall’acme. Muovo scompostamente il capo a destra e manca. Sogno che il clitoride, per non esplodere, si libri in volo dove si sarebbe trasformato in un erto cazzo che si fa strada tra le chiappe per violare il buco del culo. E’ un finale in 3D: la figa pulsa come il cuore di un atleta sotto sforzo. L’erto cazzo che si è finalmente impossessato del buco del culo. Una buona dose di liquidi vaginali, con l’orgasmo, stanno schizzando sul volto della bella leccatrice.
Ci aveva messo un tot a farmi ridiscendere dal Nirvana in cui mi aveva spinto con la lingua e la complicità di quel pollice che avevo scambiato per un rigido cazzo. Ora, chetate le passioni, glielo leccavo per ringraziamento. Così come lo erano i baci che distribuivo su quel volto, madido dei miei più intimi umori.
E avevamo ripreso le confidenze dopo che lei:… <Ho visto che ti piace molto che ti si lavori il culo.>
<Oh sì. Mi ha convinto Oscar.… Quando gliel’ho dato, la prima volta, ero restia… Chi mi aveva sfondato mi aveva fatto troppo male e mi ero detta “Mai più!” La delicatezza di Oscar mi ha fatto ricredere. Adesso sono io a chiederglielo.>
< A me, invece, è piaciuto subito. È rimasto un momento importante della mia vita… Se vuoi ti racconto perché.>
< Perché no? Dai!>
<È stato nello scorso maggio. Fino ad allora era nonno che gestiva lo ‘spacchetto’, come lui chiamava la mia fighetta: mi presentava le persone a cui aveva parlato di me e che volevano conoscermi. Io accettavo i regalini che nonno aveva consigliato loro di portarmi. Diventavo subito affettuosa e carina con loro e se mettevano una mano sotto al vestito e fra le cosce, sorridevo contenta. Nonno aveva già incassato il suo regalino che divideva poi con mamma.
Ero sul bus. C’era tanta gente. A un certo punto avevo sentito una mano sotto il vestito che mi toccava il culetto. Sull’autobus affollato mi era già successo e, non mi dispiaceva troppo. Secondo me, voleva dire che ero proprio una bella figa. E questo mi inorgogliva. Mi ero girata. Era un tizio sulla cinquantina. Mi aveva sorriso. Aveva la faccia simpatica. Avevo lasciato che toccasse.
Dopo un po’ mi aveva chiesto all’orecchio se scendevo con lui. L’ avevo fatto.
Non mi aveva detto neppure come si chiamava: <Abito vicino.> Che dire? Mi ispirava fiducia. L’avevo seguito.
A casa sua mi ha subito baciata sulla bocca e ha toccato ancora il culo. Nello stesso tempo aveva preso la mia mano, facendomi sentire cosa c’era sotto i suoi pantaloni.
L’ho sentito duro e grosso.
In un attimo mi sono trovata nuda. Leccata e baciata la figa, si era messo nudo anche lui. Aveva il cazzo bello grosso. Mi aveva fatta girare e avevo sentito la sua lingua dentro il buco. Era qualcosa che non avevo ancora provato. Mi piaceva tanto e mi ero messa a toccarmi. Dopo un po’, avevo sentito che premeva il cazzo sul buco e ho un po’ urlato. Poi, l’ho sentito dentro. Un po’ è stato fermo, poi ha cominciato a fare su e giù. Intanto mi diceva che gli piaceva fare le porcate con le ragazzine e quando poteva le inculava. Lo faceva spesso anche con sua nipote molto più giovane di me.
Mentre lui mi stantuffava il culo, io me la menavo. Sono venuta due volte finché non ho sentito il suo cazzo schizzare dentro. Non contento, una volta finito, ha voluto che mi toccassi da sola, mentre lui si segava. Prima che uscissi mi ha chiesto se mi fosse piaciuto. Ero stata sincera e gli avevo detto che sì. Mi era piaciuto. Fattomi giurare che non ne avrei mai parlato con qualcuno, mi aveva messo nella mutandina due banconote da 100 €. Gli avevo dato un bacio ed ero andata via.
Quella volta avevo capito che potevo fare benissimo senza il nonno. E così da quel giorno sono diventata una professionista, anche se quell’uomo, che al momento mi era sembrato simpatico, ripensandoci, mi aveva fatto letteralmente schifo. Così, da allora decisi di non dare più seguito alle attenzioni degli uomini. Qualche giorno dopo, nonno fu trovato morto in un fosso con accanto la bicicletta: un colpo apoplettico mentre pedalava.
Avevo conosciuto Milly e con lei avevo imparato a fare veramente l’amore. Chiesi a lei di seguire questa mia attività e così sono arrivata fino a te.>
L’avevo abbracciata in un gesto di solidarietà tra femmine e lei mi fa:
<Vuoi che ti faccia sentire qualche brivido tramite il culo?>
< Perché no?>
Con le medesime modalità del precedente amplesso si era mossa in me. Per la sua riuscita, aveva voluto che mi mettessi con il bacino sollevato, quel tanto che il buco del culo fosse allo stesso livello della sua faccia. Le cosce tirate indietro. Figa e culo in primo piano alla mercé della sua bocca.
Le mani tenevano ben separate le natiche. La lingua aveva cominciato il suo balletto sui contorni del buco. In me si era scatenato un tripudio di fremiti… un sabba di piaceri del tutto a me sconosciuti. Aveva poi aggiunto due dita nella figa, tanto per far partecipare anche lei alla danza.
Colava la mia figa e mi portava a tutta velocità verso un mai provato orgasmo congiunto di figa e culo.
<Vengo… bambina mia!> e avevo ripreso le contorsioni del precedente godimento che stavolta stava bruciando tutti i tempi e mi aveva scaraventato subito nel vortice dell’orgasmo. Avevo sentito Susy staccarsi un attimo dal suo prezioso lavorio, quando era partito il mio primo squirt. Ma poi, stoicamente, aveva continuato la sua opera di lingua nel culo anche sotto i successivi schizzi. Si era infine sdraiata completamente sopra di me per ricevere dalla mia bocca il tributo per il piacere che mi aveva tornato a dare.
Così figa su figa, una sopra l’altra, avevamo stemperato quanto era ancora in noi della nostra libidine per poi, stremate, abbandonarci ad un rilassante sonno.
<Susy…Tesoro… Sono già le sei.… Mi avevi detto di avere un altro appuntamento.> Dormiva beatamente la fanciulla.
<Oh, grazie. Ho proprio appuntamento qui sotto con Milly e Oscar. Stanotte dormo da loro.>
Un bacio e una banconota da 100 era scivolata in una tasca dei suoi jeans: <Quando ci possiamo ritrovare?> Avevo domandato. Controllando la mia ansia di avere un appuntamento ravvicinato.
<Venerdì, stessa ora?>
<Perfetto, Angelo.>
Debbo dirti che la puttanella al femminile, minorenne, non l’avevo giammai contemplata. Era la seconda volta in pochi giorni e non c’era più il fascino della novità. Stavolta, però, non mi sembrava più una marchetta ma un incontro erotico tra due amiche un po’ porche. E’ arrivata alle 3 in punto e l’ho accolta con affetto. Non sembravamo neppure due che dovessero scoparsi. Le ho fatto un caffè e mentre lo sorbivamo c’è stato il primo approccio erotico: lei ha leccato con un certo sussiego il cucchiaino. L’ha poi passato nella mia bocca. Le mani si sono cercate. Ci siamo strette. Le lingue si sono scatenate. Ci siamo spogliate vicendevolmente tra carezze e baci. Poi, via, nella camera degli ospiti. Ho voluto che si lasciasse guardare e me la sono tirata sopra nel letto. E’ partito tutto il suo repertorio: dita, lingua che mi hanno fatto subito fremere culo e figa. Fulmineamente, mi ha presa in ostaggio il vortice dell’orgasmo. La sua era rimasta intonsa e inutilizzata. In bagno abbiamo pisciato all’unisono, Lei sul water. Io, nel bidet. Ce le siam lavate l’un l’altra, Tornando al letto ho recuperato le caramelle che mi ha consigliato un amico. Menta forte! Una in bocca a me, una a lei. <Quando si saranno sciolte sarò pronta per il 69.> Così concimato è stato istantaneo. Abbiamo urlato le solite cose e siamo venute, senza risparmiarci niente.
II
Diario di una notte insonne
Ne sono capitate di cotte e di crude, questa notte. Piangendo o ridendo.
Fisserò il tutto su queste pagine usando lo schematico metodo cronologico:
Ore 20:00: telefona Simona: <Sarò a casa attorno alle nove e mezza. Non preparare niente da cena. Prendo io due pizze.>
Ore 21:00: prima che arrivi Simona mi metto in tiro: doccia, un leggero trucco, niente intimo, un abito da casa molto semplice. Uno di quelli che si leva con una sola mossa.
Mi attrezzo in previsione di sue reazioni.
Una sorta di telepatia la rende ninfomane ogni qualvolta ho una avventura – diciamo – extraconiugale. Per semplificare si può dire che ‘nasa il cornino’.
L’aspetto facendo girare sul maxischermo della sala un po’ di video pornografici. Tanto per anticiparla.
Ore 21:30: Simona. Appoggia i cartoni con le pizze e si fionda in bagno per sanificarsi.
Ore 21:45: mangiamo le pizze accompagnandole con una buona bottiglia di birra bavarese. Simona è stanchissima. Quello che io prevedevo non succede.
<Non ti dispiace se vado subito a letto. Dodici ore di corsia, sfiniscono!> Pericolo scampato. Un affettuoso bacio alla compagna che si ritira. Tolgo dallo schermo il porno. Mi cerco un film su Netflix. Mi fa compagnia il tablet per chattare un po’ e per buttare giù qualcosa di questo pomeriggio, tanto ricco di emozioni.
Ore 22:30: del documentario su Jean Paul Sartre e Albert Camus non ho afferrato nulla. La mia testa è altrove. Sono completamente appagata. Anche leggermente assonnata. Spengo tutti gli ammennicoli elettronici e raggiungo la mia bella addormentata. Così, spero.
Ore 22:00: “Cazzo, mica dorme questa!” Simona è tutta intenta a leggere il suo Gustav Flaubert. Ce l’ha da mesi sul comodino. È tutta compresa nella lettura. Non mi fuma. Come d’abitudine le do un bacio che non ricambia. Le do di spalle, tanto per coprirmi dalla luce dell’abatjour e provo a recuperare con una buona dormita le fatiche del pomeriggio.
Ore 22:15: con le immagini di Susy nella mente, mi addormento.
Ore 23:00: Simona ha spento la luce. Starà già dormendo. Mi pare di sentire il suo respirare profondo. Mi abbandono ai desideri di Susy che in sogno sta cercando di concupirmi: sento le sue dita risalire lungo la gamba sotto la camicia da notte. Palpa con passione le cosce che allargo. La mia figa è lì, libera, a sua disposizione. La sua mano sta già infilando due dita nello spacco.
<Ma…cazzo!> Non sono mica le virtuali dita di Susy a darmi piacere. E non è un sogno. È Simona, più eccitata che mai.
Sono infastidita da quella confusione ma non mi sento di rifiutare quell’atto d’amore. Mi giro verso di lei e mi abbandono al volere delle sue dita. Già dentro la figa.
Danzano tra i succhi dei più intimi umori. La figa è contenta e piange di gioia. Il piacere sta colmandomi.
Il ditalino di Simona è una delle cose più ambite dalla mia figa. Si apre tutta al piacere delle falangi che sguinzaglia in essa. Alla ricerca del riservato clitoride per iniziare con questo uno scambio di effusioni. Quelle che mi stanno avviando all’orgasmo. Le bocche si sono congiunte e pure io non ho resistito alla voglia di darle piacere.
<Vengo… troiaccia!> Le sussurro affettuosamente. Mette ritmo alle sue dita. La figa scarica sulla sua mano tutto il mio piacere.
Sono le 23:30 quando, avvinta a me, mi fa:< Cosa succede, Flà? È qualche giorno che ti comporti con me, come prima che ci mettessimo le mani nelle fighe.>
Ha colpito nel segno. Spontaneamente, scendono lacrime dai miei occhi. Non riesco a fermarle mentre mi stringo forte a lei.
<Vuoi parlarmene?> È pacata nel tono della voce. Leggo sul suo volto tanta serenità.
Come sono messa io, proprio, non saprei. Penso, un disastro!
<Posso pensarci, baciandoti?> Quel suo bel sorriso mi ha convinto a raccontarle il mio tradimento e a chiederle di provare a perdonarmi. Decisamente tra le sue braccia sto veramente bene.
Da un po’ Palazzo ha battuto i suoi 12 rintocchi e sommessamente racconto a Simona i miei due incontri con Susy.
<Non credo che queste piccole cose possano rompere il nostro legame. Certo è che stiamo rischiando molto. Lealtà per lealtà anch’io debbo dirti che stando dieci, dodici ore ogni giorno in ospedale mi sono un po’ staccata da te e se posso usare questa parola, ho sublimato te con la caposala che mi è accanto tutto il giorno.>
Mi rende pan per focaccia raccontandomi dettagliatamente ogni momento dei loro godimenti. Sento in me un senso di rabbia che provvedo a zittire subito. “Tra di noi, la gelosia non passerà.”
<Cancelliamo tutto con un bel colpo di spugna?>
<Wow!… Un bel 69?>
<Sìì, con due dita nel profondo dei culi!>
Ci liberiamo di quel po’ di abiti che ancora abbiamo addosso e un attimo dopo respiro il buon afrore della sua figa.
Siamo golose. Non smetteremmo più. Ci concediamo un orgasmo dietro l’altro.
Sono le 3:00: quando decidiamo di far festa e abbuffarci con una vaschetta di buon gelato che era in frigo.
Sono le ore 4:00: quando una abbracciata all’altra prendiamo sonno.
III
Si finisce sempre pisciando
Milly mi ha trovato l’alcova a pagamento dalla signora Novella [la mamma di una sua compagna del liceo] che ha messo a disposizione la sua camera da letto. Dopo la riappacificazione con Simo non voglio più portarla in casa. Simo, che oggi vedo Susy, sa. Gliel’ho detto.
Con Susy ci siamo trovate alle 10 sotto quella casa e allegramente siamo salite verso l’alcova che ho arrangiato grazie a Milly.
Susy mi ha voluto spogliare lei… Lo fa con grande sensualità!
Ho appoggiato su un mobiletto le due banconote da 50, come ho sempre fatto.
Già sedute sulla sponda del letto anziché sbaciucchiarci e palpeggiarci abbiamo cominciato a discutere.
Lei pretendeva che le giurassi fedeltà. Io ho difeso la mia convivenza con Simo.
Mi ha offeso (“Mezza figa“) e ha offeso Simo (“Lesbica da strapazzo“)
Spontaneamente le ho dato un manrovescio
Mi ha sputato in viso. S’è rivestita e se n’è andata senza raccogliere l’obolo.
Un segno del destino: mi ero dimenticata di comperare le caramelle al mentolo per il 69 piccante.
“È solo una puttana al femminile, che ho pagato 100 € ogni volta.” Ho detto tra me pensando al risparmio che avevo fatto.
Lascio quel luogo sentendomi più libera, ma vergognandomi per essere stata tanto cogliona di aver fatto sogni e promesse a un’apprendista bagascia.
Debbo festeggiare. La prima cosa che faccio è quello di rifornirmi di Halls.
Dal tabaccaio ne acquisto ben 3 confezioni.
Telefono a Simo.
<Ho bisogno di te>. Faceva ambulatorio nel Presidio del Centro. La raggiungo.
Simo sa che quella mattina avrei visto Susy. Si è sorpresa di avermi lì e io ho avuto una trovata geniale.
Le ho dato una delle confezioni di caramelle: <Sentine una e dimmi cosa ne pensi.>
<Che senso ha?> lei
<Sono afrodisiache.> io
<Buone e potenti.> lei.
Se ne mette in bocca una seconda. Mi bacia e passa la caramella nella mia bocca.
Ha poi visto un ultimo paziente e ce ne siamo tornate a casa. Mano nella mano. A piedi. Sempre masticando una caramella dietro l’altra.
In ascensore, Simo, strusciandosi contro di me: <Forse son proprio afrodisiache… – armeggiando, senza successo, attorno allo zip dei jeans – Poi mi dici chi te le ha consigliate.>
<Uno stregone.>
Appena in casa una corsa in bagno. A tutte e due scappa da pisciare.
Mentre piscia le tormento la fessura facendomi, un po’, pisciare sulle dita.
A lei piace tanto!
Così gocciolanti, gliele infilo in bocca. Apprezza.
Libera le caviglie dalle mutande calate e si sbottona la camicetta. Sta sempre sul water.
È bellissima!
Debbo allontanare un brivido di rimorso per quello che avrei potuto farle di male se avessi dato retta a quella busoncella.
Mi sono concentrata sullo zip dei miei jeans e sul gancio del suo reggiseno.
Lei, così è stupendamente nuda e sprizza desiderio da ogni poro.
<Non dovevi pisciare anche tu?> mi fa.
Sono in piedi innanzi a lei, seduta. Si fa avanti con le labbra verso il mio gonfio monte di Venere. Le sue mani sulle chiappe mi guidano a quel rendez vous…
Senza bramosia. Calma. Con tanta dolcezza: <Pisciami in bocca, Flà.>
<Dai di matto?> È seria ed eccitata.
<Oggi voglio berti… Fallo! Per favore… ci tengo.>
Incomincio già a sentire la sua lingua che arzigogola tra le grandi labbra.
Il piacere si sta affacciando in me.
Non è facile urinare mentre c’è qualcuno che ti masturba o ti fa qualcosa di simile. Mi debbo impegnare. Con grande concentrazione blocco ogni freno inibitore e dalla rorida fessura prima a gocce, poi zampillando… infine con un getto costante abbevero, godendo, la mia partner.
Simo non riesce a deglutire e trattiene una certa parte del ricevuto tra le ganasce. Che riverserà nella mia bocca. Uno scambio che cementa i nostri reciproci sentimenti.
Sotto la doccia si ricompone un erotismo più consono alle nostre abitudini che fa perno sul graduale raggiungimento di due orgasmi all’unisono.
Sicuramente è la sera giusta per sperimentare i consigli di quel troione di mago Rosario.
Delle tre confezioni di bon-bon, forti al mentolo, dopo la nostra passeggiata romantica, ambulatorio-casa, ne è rimasta una. Ne mettiamo in bocca un paio. Le facciamo viaggiare di bocca in bocca.
Finché non si sciolgono tra le nostre salive, sono le dita a tener alta l’eccitazione tra di noi.
Forse ci mantiene tanto frizzanti quel forte sapore che ha invaso le nostre bocche e reso travolgenti le nostre lingue. Queste si crogiolano nel trasgressivo estratto di mentolo. Oramai pregne di questo, non vedono l’ora di spargere quell’effluvio in ogni parte del corpo dell’altra.
Prima sono i capezzoli a godere i suggestivi sfrigolii al mentolo. Saranno poi le nostre fighe a banchettare con quelle lingue in uno splendido 69.
Toccate ben più sostanziose ci portano a squirtare reciprocamente con i conseguenti orgasmi.
Sfinita dal godimento trovo la forza di: <Domani, troviamo l’attimo per sperimentarlo pure sui nostri culi.>
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