Stronza, dove ti sei cacciata?
Flavia dal 2005 pubblica con l’editore Enstooghard, del dr.Hans Stortoghårdt – København
<Potevo ben farmi mettere in turno anche oggi. Almeno in reparto mi distraggo… Per quello che ho da fare qui…senza quella stronza?>
Invasa da una ventata di irrequietezza, Simona, non si dava pace.
Vagava nervosamente per la casa con solo l’accappatoio – per giunta aperto – addosso. Non trovava ragione alcuna per darsi una calmata. Neppure l’aveva tranquillizzata l’ammiccamento alla propria immagine, nuda e cruda, nella parete specchio del bagno. <Anche se ho passato la trentina, ho sempre un fisico della Madonna.>
Era stato un rapido intervallo alla sua irascibilità. Il blando sorriso sfuggitole era stato riassorbito dall’espressione dura che aveva preso posto sul raffinato volto. Su cui, comunque, rimanevano accesi i suoi begli occhi.
Agitata come poche si era sdraiata sul divano e s’era messa a leggere quel libro ch’era lì appoggiato sul tavolino. Sfiga, era proprio l’ultima raccolta di racconti della Stronza.
Lì c’era anche quello che raccontava nei minimi particolari un loro 69. Per l’indelicatezza di divulgare la loro intimità – pur se era scritto in maniera magistrale – avevano litigato di brutto. In quel momento non la riteneva la lettura più appropriata. Aveva appoggiato il libro e acceso il maxischermo. Brigato un po’ col telecomando e i video di Lesbea.org avevano preso a far scorrere i loro porno pixel.
La movimentata sforbiciata sembrava averla un po’ rasserenata. Le mani erano scese lungo i fianchi e si erano insinuate tra le lisce cosce. Il pelo si estendeva già un po’ oltre l’inguine. Una breve riflessione: “Bisognerà fare un po’ di toilette. Giusto per fare sempre una bella figura. – e qui pareva aver smaltito l’incazzatura, ma poi… – Solo che con ‘la Stronza’ ci siamo abituate a farci reciprocamente il ciuffo. Chissà quando avrà deciso di tornare? – Poi con ira – Adesso che ha trovato la violoncellista che gliela lecca: ‘la stronza!’ Si era alzata di scatto, sospendendo quell’inizio di masturbazione.
Aveva risalita la scala. In camera aveva rovistato nel suo cassetto della biancheria intima. La scala in discesa e ancora sul divano.
Sullo schermo le due Porche stavano orgasmando. Mugugnavano sonoramente e ogni figa sgocciolava sull’altra figa. Simona aveva trovato il video ben fatto e realistico. Una buona ragione per prestarci attenzione. Un erotismo che veniva a ridurre il malanimo per la prolungata assenza di Flà… Quella Stronza, di cui è ben conscia di essere innamorata. “Cinque giorni di distacco sono tanti – ragiona tra sé – anche se ogni sera si erano sentite per raccontarsi come era trascorsa la loro giornata.” Lei aveva raccontato la solita routine fra casa e reparto ospedaliero. Con tutte le storie, tristi o di speranza che ci vanno dietro. Compreso gli assalti che lei faceva, nei momenti di pausa, alla tettuta capo-sala. Che poi venivano rifiniti meglio nell’intimità dello sgabuzzino dei medicinali, dove la generosa para-medica la soddisfaceva con la lingua. Sì, aveva raccontato anche questo. D’altronde Flà l’aveva messa al corrente dell’attrazione che esercitava su di lei la violoncellista che aveva dato musica alla sua premiazione e al buffet che ne era seguito. “Sicuramente quelle due porche, lo avranno trasformato in qualche 69”.
Era questa l’origine di quel suo malanimo.
L’antefatto
FLA’, Flavia Marchetti, scrittrice bolognese, è vincitrice del più importante concorso letterario (Premio Saffo XXI secolo) europeo per racconti erotici. La premiazione sarebbe avvenuta all’hotel La montagne doré di Sion (CH).
Alla premiazione sarebbe seguita la cena per vincitori e giuria, allietata dall’esibizione di una violoncellista. Italiana pure ella: Rita.
È una bella ragazza coetanea di Flà, con le medesime tendenze sessuali: è bisex.
Tra loro si genera un’attrazione che non può che finire in una notte di appassionate evoluzioni. Che si ripeteranno al mattino con la decisione di proseguire il loro stare assieme, in una breve vacanza sul Lago Maggiore.
Uno stare assieme che però, Rita, auspica la presenza di un maschietto. Che Flà realizza, convincendo Oscar a raggiungerle.
Nelle due telefonate che Simona e Flavia si scambiano, Flavia racconta tutto all’amica, compresa l’infatuazione che ha per Rita. Quel che non avviene è un ulteriore telefonata per dirle che la sua assenza si prolungherà di qualche altro giorno.
* * *
Le porche nel video avevano sborrato abbondantemente l’una sull’altra e si erano abbandonate… sfinite, sul giaciglio, coccolandosi con gesti colmi di libidine. La storia nel film faceva una pausa. Sarebbe poi proseguito con nuovi amplessi e il corollario che vi è dietro.
L’eccitazione in Simona aveva superato la sua malinconia. Tant’è che aveva acceso la lampada sul mobile e cercava l’ovetto vibrante che sapeva di aver appoggiato accanto a lei ma che, forse, si era infilato sotto qualcuno dei cuscini.
Eccolo, finalmente! Ora, l’ulteriore passo era quello di goderselo con il resto del film. Quella, proprio per l’assenza di Flavia, era la sera ideale per utilizzarlo serenamente, senza le sue battute che ne disapprovavano l’utilizzo.
Ricordava ancora quando le aveva mostrato quello che aveva appena comprato al sex-shop: <Carne, Cocca…. Non sarà mai come la carne viva…. Se ti abitui con questi gingilli sarà la fine… anche del nostro amore…> e per fare emergere le differenze, le era stata subito addosso. Un bacio sul collo. Un colpo di lingua dentro l’orecchio. Lei aveva sobbalzato per il fremito provocato. La mano di Flà subito tra le sue cosce… poi sarebbe arrivata la lingua.
Era stata convincente: Simona aveva riposto gli acquisti nel proprio cassetto dove teneva i raffinati completi di biancheria intima e non li aveva più presi in considerazione. Anche perché con Flavia non ci si poteva lamentare di carenza di momenti erotici.
Ora, rispolverare quegli oggetti altro non era che un dispettuccio tra innamorate che andava fatto.
“Così l’impara, la troia! A venirmi a raccontare le sue pulsioni verso la violoncellista. ‘Un tronco di figa, Simo, che mi fa sragionare. Se non riesco a farmela stanotte, non sono più io’. Le aveva confidato. ”
Nell’astuccio, assieme al telecomando aveva trovato pure un flaconcino di lubrificante. Simona l’aveva disdegna: tra le scene che propone il film e i cinque giorni di astinenza, la figa era sufficientemente irrorata. Non le restava che aprire le cosce e spingerlo dentro. Prima però aveva voluto fare conoscenza con tutte le risorse che il minuscolo libretto delle istruzioni descriveva.
“L’ovetto vibrante è l’alternativa alla presenza di un/una partner” Questo lo slogan che si leggeva sulla copertina.
Poi… il capitolo che illustrava i pregi del telecomando:
“la vostra figa ai voler dei partner”.
Simona, non ha strumenti per formulare ipotesi maliziose e, malgrado il controsenso, l’ovetto l’attirava comunque. L’aveva messo in funzione in una delle sue modalità.… Pregustando contro il volto il piacere del suo vibrare.… In bocca, contro il palato.
Le era sembrato efficace per la figa.
Indugia:
“A Flà non piacerebbe.” Le era sovvenuto.
“Al diavolo quella ‘Stronza’!”
Aveva deciso.
Cosce ben larghe, la figa le si era dischiusa.… l’ovetto inghiottito, già in funzione al programma numero tre: Vibrazioni in crescendo.
Simona aveva apprezzato quel misurato sommovimento che l’aggeggio le diffondeva nella figa. Aveva stretto l’ovetto con tutti i muscoli presenti in loco traendone una buona dose di piacere…
Intanto
Da Stresa a Bologna si ipotizzano tre ore di viaggio.
Flavia, con qualche senso di colpa, salutata Rita, ha deciso di volare tra le braccia di Simona, verso cui si sente in colpa. Non solo l’ha tradita, ma, soprattutto le ha taciuto l’appendice alla sua premiazione: la notte nella torretta di Stresa in cui ha coinvolto pure il loro Oscar. Che in quel momento sta dormendo sul sedile posteriore.
La BMW che le ha voluto prestare Simona, fila a tutta velocità verso Bologna.
Bologna è già lì.
Dalla porta Saffi si vedono sventolare le due torri: <Oscar… Sveglia. Siamo a casa.>
<Mo socc’mel, hai volato! Mi ero appena addormentato.… Adesso sì che mi sono ripreso. Quella vacca di locandiera mi ha messo veramente knockout.… Mai lasciarlo a lungo in bocca a certe troie.>
Per Oscar la notte è stata alquanto impegnativa. Oltretutto, era seguita al pomeriggio di festa nel culo di Kikì per il di lei 23º compleanno: tutto al cospetto del marito.
Si era,anche venuto a trovare al centro della rottura del matrimonio tra Kikì e Lorenzo. Avvenimento salutato con gioia dalla stessa locandiera che aveva voluto festeggiare, preparando una succulenta cena per gli ospiti dell’albergo: ovvero loro tre. Era stato in quel contesto che avevano programmato la loro notte: tutti nel grande letto di Kikì. Ognuno con il proprio partner.
Così, Flà aveva fatto mattino in un ininterrotto amplesso con Rita… Oscar, sopra, sotto e dentro Kikì.
Sospiri e grida di quel sabba si erano protratte oltre le tre del nuovo giorno.
L’auto di Simona è in garage. Flavia e Oscar si salutano con un affettuoso bacio innanzi all’ascensore:
<Per quanto avrai nausea in presenza di approcci sessuali?>
<Qualche minuto. Milly è ancora qui, a casa dei miei, che mi sta aspettando. Se ben ricordi, quando mi hai telefonato, io e lei stavamo facendo l’amore. Dovrebbe essere ancora qui ad aspettare il finale. Almeno, così mi ha detto al telefono.>
* * *
Vi è mai capitato… con una gran voglia di figa… di giungere dove sapete che lì c’è la Figa dei vostri desideri.
Quatta quatta aprite la porta per un’erotica sorpresa e vi ritrovate al cospetto proprio di quel villoso spacchetto, aperto come sanno aprirsi le fighe in ogni parte del mondo.
Ebbene, a me è appena successo.
Simona è lì innanzi a me seduta sul divano, Incerta se veramente qualcuno ha girato la chiave nella serratura.
Presa dal piacere dell’ovetto non si accorge che sto entrando. L’ambiente è completamente al buio. Unica fonte luminosa, le scene che mutano sul maxischermo.
Intusco sul suo volto le espressioni di godimento che le procurano le vibrazioni del toy.
Se lo sta proprio godendo! Tiene le cosce ben divaricate e dalla figa fuoriesce il cordoncino del vibratore. La situazione mi è ben chiara.
Faccio scattare un interruttore. Simona sobbalza. Bestemmia. Si rannicchia. D’impulso tenta di coprire la propria nudità. Sul volto una smorfia di terrore. Poi mi vede:
<Brutta figlia di puttana, è questa la maniera di farti viva. Dopo esserti data persa per notti e giorni.> Vado verso di lei e l’abbraccio… La stringo forte a me. Lei fa altrettanto. Sento il suo seno schiacciato contro il mio… Sento qualcosa di umido sul mio volto… Sta piangendo. In breve, la lacrimuccia si fa pianto dirotto con singhiozzi e insulti alla mia inaccessibilità. – In effetti, dalla conferma di Oscar che mi avrebbe raggiunta, non avevo più risposto a chiamate.
È il momento delle scuse… dei “mi dispiace”, dei “non avevo immaginato, altrimenti…”, di qualche balla, di “non succederà mai più. Fidati!”
È meravigliosa. Come una bambina piange a dirotto sempre senza mollare il mio collo. La bacio con tutta la passione che so esprimere. Lei tira su col naso e mi ricambia con altrettanto sentimento.
Sempre trattenendola abbracciata, mi apro la camicetta per sentire le sue tette sfregarsi contro le mie. Da questo momento le cose diventano molto più normali. Le sue labbra si attaccano alle mie. La sua lingua si struscia spasmodicamente sulla mia. Scambio di salive. La mia mano è già tra le sue cosce. Il suo pelo.
Sento il cordoncino dell’ovetto. Tra una carezza e l’altra lo tiro. Sfilo L’ovetto. Lo sostituisco con tre mie dita. – La misura che piace a lei.
Lei, intanto, mi ha slacciato la gonna che va a far mucchietto a terra. La sua mano si è fatta largo tra le labbra della mia figa e sta coccolando la clitoride. Una vampa di caldo piacere mi invade il ventre.
La spingo al divano. Si distende. Le vado sopra a rovescio. Le bocche sanno quello che si fa in questi momenti: la mia preferisce iniziare dal perineo. Con qualche escursione alla corona del buco del culo… Strappa grida di gioia a Simona <Dio mio, ma perché mi hai lasciata senza questo per tanti giorni! Stronza!>.Mi faccio dentro di lei con la lingua.
Ha la Figa colma di humus. Succhio.
La punta della sua lingua sta percorrendo da sotto a su, lo spacco della mia figa, facendola gocciolare. Vede la clitoride che fa capolino. La lambisce. Questa si eccita e come di norma si camuffa in un centesimo di cazzo: rigido ed eretto. Me lo stuzzica ad arte: prendo a godere:
<Sei sempre la stessa porca!> grido anche se la voce esce soffocata dalle sue cosce.
Ci stiamo agitando ambedue: oscilliamo…. Ci artigliamo le chiappe… Sussulti, tremiti, irrigidimenti, contrazioni…. Procediamo di pari passo verso l’orgasmo.
Il primo schizzo lo ricevo io. Lei mi stringe il viso tra le sue bollenti cosce e continua ad impazzare con la lingua tra le pieghe della mia figa.
Tutto mi s’incendia nel basso ventre. Lava e sborra colano sul volto di Simo. Lei riceve tutto. La bocca ingurgita… Succhia per poi sfregare il viso sul mio pube.
Come sempre, tre cloni del bacino chiudono il mio orgasmo.
Sono ancora tra le sue cosce. Di lei ho bevuto tutto. Sto ricevendo le ultime gocce di uno squirt che, fremito dopo fremito, schizzo dopo schizzo, pare non volersi esaurire.
Siamo ambedue sfinite ma vogliamo restare a contatto con la figa che abbiamo deliziato. Contro quelle labbra impacciucate sfreghiamo tutto quello che abbiamo a portata: guance, naso, labbra.
È la banale musichetta del porno che guardava Simona a scrollarci da quell’intontimento che ci lasciano gli orgasmi vissuti.
Ci guardiamo con un incerto sorriso… e via… mano nella mano, come ai vecchi tempi – solo sei giorni or sono! – via, sotto la doccia.
Ne abbiamo proprio bisogno!
©FlaviaMarchetti2021