Le porkeriole di Flavia

diario e fantasie di una scrittrice di bella presenza

Solo due anni dopo

L’autrice

FLAVIA MARCHETTI

Dal 20005 Flavia pubblica con l’editore Enstooghard Ltd – København

L’urlo di Simona: <Flààà…> mi raggiunge che sono sotto la doccia. Non capisco se sia una richiesta urgente di aiuto o il richiamo per rendermi partecipe di una qualche gioia. Esco dal bagno tutta gocciolante. Simona mi abbraccia. È festosa più che mai, dandomi le dovute spiegazioni: <è una data magica quella di oggi. Due anni fa, nella mattinata mi sono svegliata nel tuo letto. Uno sguardo ai tuoi occhi e mi ero sentita rassicurata: non avrei più avuto un marito. Avrei vissuto accanto a te… Come non festeggiare, Amore.> Il suo abbraccio asciuga le gocce sul mio corpo e inzuppa il suo leggero abito primaverile: <Non ti aspettavo, Tesoro. Pensavo che l’ospedale non consentisse di celebrare gli anniversari dell’amore.>

<Oggi è un giorno speciale anche per l’ospedale. Né stanotte né stamattina, nessun decesso nel mio reparto… Erano mesi che non succedeva>. È raggiante. Mi accarezza affettuosamente la figa. Si toglie l’abito bagnato: le carnose cosce … le poppe, con i capezzoli eccitatati… l’elegante reggicalze, con i gancetti color vinaccia… le calze fumé <Sei sempre una gran figa!>

< Me lo dicono tutti ma sono sempre, la tua figa, Flà.>

Scatta il lingua in bocca.

Ero convinta si andasse oltre. Non succede. Solo una pacca affettuosa s’una chiappa:

<Visto l’orario, mi son fermata sotto, al ristorante… Guarda… lasagnette, cotoletta bolognese, insalata di carciofi…> Alcuni pacchettini ben allineati sul tavolo. Poi un contenitore più voluminoso: <Qui c’è la torta… Mi son fatta dare anche due candeline.>

<Hai proprio pensato a tutto.> Il bacio si ripete.

Le tette si sfregano una su l’altra. Un fremito saltella lungo tutta la mia schiena. “Ti leccherei tutta…. Figa della Madonna! Ma lasciamo al tempo il tempo… In fondo è una festa che ha voluto lei.”

Mi siedo. Resto a guardarla mentre frulla intorno alla tavola per preparare il nostro pranzo. Che dovrà essere soprattutto sensuale. È con questo indirizzo che ammiro il suo corpo sculettarmi attorno.

La parte del suo corpo che più mi eccita sono sicuramente le armoniose chiappe. Così ogni volta che mi viene a tiro, allungo una mano e gliele palpo: l’eccitante è il gridolino che emette e il conseguente movimento istintivo di proteggere il buco del culo: le stringe.

La mia figa distilla qualche gocciolina. Non mi importa: sono nuda, tutt’al più si bagna la seggiola.

Tovaglia, bicchieri di cristallo e un paio di bottiglie di vino pregiato. La danza di Simona è conclusa. Si siede pure lei. Leviamo i calici per il brindisi al nostro amore:

<Volevo portarti anche un piccolo regalo ma poi, una cosa e l’altra mi sono dimenticata. Però un regalo so di avertelo fatto.>

Il pranzo, ben annaffiato dal Sancerre francese, procede nel migliore dei modi.

Simona riporta i momenti più entusiasmanti del nostro affetto. Io quelli più erotici consumati tra letto e divano. Con un accenno a quelli sotto la doccia o contro una qualsiasi parete della casa.

Chissà perché, sotto al tavolo i nostri piedi stanno cercando di infilarsi tra le reciproche cosce. Toccarci con l’alluce la figa. Non ci ne sarebbe bisogno di simili sotterfugi per mantenere alto l’erotismo. Visto che siamo sole a casa nostra. Per di più già nude, o quasi. Ma ci piace di fingerci in un rinomato ristorante in tempi non così di merda come questo.

La cotoletta bolognese viene divorata in gran velocità per anticipare la conclusione del pranzo. Per ognuna di noi gli obiettivi si stanno spostando.

Ancora un brindisi e in due e due, quattro, sbrighiamo il rito dello spegnimento delle due candeline.

Senza dirci alcunché, mano nella mano, saliamo gli undici gradini che ci portano alla camera da letto.

Innanzi al letto mi sovviene un suo discorso non concluso: “… Un regalo so di avertelo fatto”. <Cosa volevi dirmi con quella frase?>

Simona, che intanto mi ha abbracciato, ha appoggiato il capo alla mia spalla e da lì, con un sussurro mi dice: <Prima di lasciare il reparto, sono salita in direzione e qui ho firmato il trasferimento di Rossella, la caposala. Come auspicavi tu nel corso del nostro più recente bisticcio. Non volevo dirtelo per non riaprire un argomento che ci aveva allontanato.>

<Invece, ci tengo proprio a riaprirlo per rendere ancora più eccitante questa nostra festa. Dimmi che differenza hai riscontrato nel fare l’amore tra me e lei.>

<Lei, con me, ha sempre voluto dimostrarsi violenta. Tu, gentile e delicata. Sacrificando un po’ le tue voglie… Molta attenta alle mie.>

<Dai… Simo, fammi vedere la bramosia con cui ti spogliava…>

E qui, ho già pestato una merda: sono completamente nuda. Sento però una sua mano tra le cosce che mi stringe con vigore la figa. “Non male, come approccio.”

<basta. Basta. Mi fai male. – Lamia smorfia piena di riprovazione – Non dirmi che hai accettato rapporti di sottomissione violenta?>

<Quello no. Anche se lei ci ha provato ogni volta. Ho sempre dovuto frenare le sue manifestazioni di libidine>

<Ma poi le correvi dietro fin tanto che non ti ricadeva tra le braccia.>

Forse mi dimostro troppo in credito, nell’esporre quanto ho immaginato delle sue scappatelle. Lei si dimostra arrendevolmente pentita.

< Sì. Succedeva qualcosa del genere – Simona è abbracciata al mio collo ma il suo capo è chino. Lo sguardo dritto al pavimento. – A dire il vero ero orgogliosa del suo essere così porca con me. Ha succhiato e ingoiato qualsiasi umore che il mio corpo avesse distillato.>

Questa sua confessione non mi fa sentire né più né meno porca di Rossella. In fondo Simona, da me s’è fatta pisciare nel culo… e io, da lei, in bocca. È successo qualcosa di analogo con lei? Sicuramente in una giornata come quella che si sta prospettando, lo imparerò.

Nel frattempo, continuerò a reputarmi più porca io: la sua porca, in assoluto!

È l’occasione giusta per farmi valere e dimostrarglielo.

Decido di alleggerire la tensione che si è venuta a creare. Una mano sotto al mento per farle tirare su il volto e avere la sua bocca di fronte alle mie labbra. Lei, segue i miei stimoli ma quando le sfioro le labbra con le mie non apre la bocca.

“Perfida troia, ti darei volentieri un paio di ceffoni” Dico a me stessa anche se continuo a tenerla stretta a me, lisciandole i capelli con dolcezza. Un atto di grande affetto per il mondo lesbico.

Lei si stringe ancora di più e, come potevo prevedere, riversa s’una mia spalla una cascata di lacrime.

La stringo e basta. Da lei, solo singhiozzi.,

Delle copiose sue lacrime, qualcuna, come un rivolo mi scende per la schiena generando una manciata di fremiti.

La voglia di godere con lei, si ravviva in me.

Non c’è molto da fare… Le tette, le ha già schiacciate contro le mie. Il mio pube preme sul suo, separati solo dal sottile pizzo del suo slip. Innanzi alle mie labbra, la chiara epidermide del collo. Prendo a baciarglielo… a succhiarglielo con delicatezza. A disegnare ghirigori con la punta della lingua. Qualche sussulto e abbandona la mia consolatoria spalla.

<Per una nostra grande festa, come hai progettato tu, hai un viso che è un disastro.> Contestualmente mi metto a lambirle gli occhi con la punta della lingua. Un attimo dopo è la sua lingua a vagare nella mia bocca.

Sento qualche gocciolina far capolino tra le labbra della figa. Lei, mi pare che se le stia già gustando, premendoci contro con la sua, ad occhi socchiusi. Sognanti.

Mi sembra che l’armonia abbia recuperato il tono giusto per iniziare ad amoreggiare. La sua bocca dalle labbra al sottogola, poi giù, sulle tette, me ne danno conferma.

La mia lingua, in un orecchio la fa tremare tutta.

Mi sorride!

È fatta!

Un leggero sussurro per chiedermi <spogliami. Ho ancora qualcosa addosso.>

Mi chino tra le sue cosce. Lei resta in piedi. Mi do d’affare con i gancetti del reggicalze. Sfilo le calze arrotolandole. Visto che sono lì nei pressi, sposto la bocca allo slip. Lì dove è raccolto il batuffolo di pelo. Lo stringo con le labbra. Lei ha un moto di piacere. Mi accarezza la testa. Le calo gli slip. Accarezzo le cosce… la figa!

Siamo alla pari. Nude tutt’e due.

Un attimo e siamo sotto le lenzuola, abbracciate più che mai.

Due mie dita si involano subito nella sua crepa. Il pollice dell’altra mano è impegnato a intrufolarsi tra le chiappe alla ricerca del buco del culo.

Il suo bacio è sempre una cosa grande. Ci sono sapori diversi sotto la sua lingua. La mia prende a sguazzarci con passione.

Lei è presa dal piacere: freme tutta… Ha i muscoli contratti… Di tanto in tanto lascia sobbalzare il bacino… La sua figa è una fontanella.

Lascio la sua bocca. Mi giro su di lei. Sulla figa appoggio le gonfie labbra della mia figa. Così, anche con la bocca. La vedo aprirsi tutta al primo tocco della mia lingua. Strabocca di nettare. Succhio con passione. Lecco cercando la clitoride. Ne ingoio ogni sapore.

Intanto il pollice si è infilato nel buco del culo. La mano lo spinge dentro, più che può. Mi fa capire che le piace. La scopo con il dito crescendo man mano la velocità. Percepisco il suo godimento da quanto le chiappe mi stringono la mano.

La lingua ha messo all’angolo la clitoride. La può accarezzare completamente. Si è inturgidita e a lei trasmette tutte le sensazioni che riceve dalla lingua.

L’eccitazione in me è tanta e mi porta a leccarla di santa ragione, riversando poi nella bocca di lei gli schizzi del mio godimento.

Ci diciamo cose assurde. Ci chiediamo reciprocamente perdono. Ci insultiamo con amore. Sono funambolici gli ultimi spasmi di quel 69, con orgasmo condiviso.

Segue uno sfinimento riassuntivo di ogni vicenda di questa giornata.

Lei desidera che io resti sopra di lei con il volto acquattato e sognante sul suo ventre. Il suo viso è tra le mie cosce, ancora ad inebriarsi degli effluvi che ogni orgasmo genera.

Il momento d’amore non è concluso qui. Sento che ognuna di noi ha ancora tanto piacere da riversare sull’altra. Tanto godimento con cui anestetizzare torti e tradimenti perpetrati o ricevuti.

È Simona a riprendersi per prima. Lo fa girandosi su di un fianco costringendo me a mettermi in analoga posizione.

Infila ancor più la testa tra le cosce. Le dita tengono ben larghe le mie natiche. La punta della sua lingua prende a gironzolare attorno al mio buco del culo. È da un po’ che non provo sensazioni in loco. Mi sembra qualcosa di sublime.

Mi apro più che posso. La lingua di lei ci ripensa: fa qualche tratto indietro. Va a stuzzicare con colpetti della punta il perineo.

Per la mia figa è una festa. Invasa nuovamente da vampe di piacere. Godimento doppiato da quanto mi proviene da oltre il buco del culo, dove, la stessa lingua, di tanto in tanto s’invola a ravvivare l’ardore.

In due anni di convivenza io e Simona, non abbiamo mai sbagliato un amplesso.

Simona si è molto adattata ai miei ritmi erotici: lunghi e delicati. Ricchi di baci e carezze. Ma anche alle mie capricciose follate di desiderio che abbastanza spesso, mi portano a non poter fare a meno di prenderla mentre è impegnata in tutt’altra attività che nulla ha a che vedere con il sesso.

L’episodio più divertente avvenne un paio di settimane da che era iniziata la nostra convivenza:

in un orario non troppo mattutino, dopo una notte in cui, col pensiero e i piaceri del corpo, avevamo ipotizzato i futuri 30 anni del nostro amore, avevamo abbandonato le lenzuola. Simona, sotto la doccia. Io, seduta sul letto, ancora assonnata.

Trilla il telefono di Simo. È l’avvocato che le sta curando il divorzio. Esce dal bagno, così come si trova: umida e nuda.

Tra lei e l’avvocato era iniziata una schermaglia sulla strategia da adottare per il divorzio. I pareri erano contrastanti. Simona si era infervorata alquanto nel sostenere il suo.

Mi pareva un felino che sta difendendo il proprio territorio. Mi era sembrata meravigliosa! In piedi, innanzi a me, appoggiata al mio tavolo di lavoro, replicava parola su parola a quanto diceva il suo interlocutore.

Proprio a un palmo dal mio viso il suo cespuglio, che, volutamente, mantiene rigoglioso. Non avevo potuto fare a meno di accarezzarglielo. Lei pur non demordendo dalla foga con cui discuteva, aveva trattenuto la mia mano sul suo pube.

Mi ero inginocchiata tra le sue gambe. Le labbra avevano preso a baciarle la figa. Mi aveva accarezzato il capo.

Non l’avesse mai fatto! Le avevo agguantato le chiappe. Spinto il bacino contro la mia bocca. La lingua, sfacciatamente, aveva aperto le labbra della figa. Si era subito fiondata sulla clitoride accarezzandola.

Un diluvio di piacere aveva invaso il suo corpo. La voce era mutata: da aggressiva a suadente.

Io avevo continuato a leccarla incurante dell’animato dibattito che si svolgeva tra di loro. Simona non smetteva di accarezzarmi la testa. Con i sussulti del bacino mi comunicava il proprio godimento.

< Sento che sta venendo dalla mia> aveva detto l’avvocato sentendo in lei toni meno aggressivi.

<Sì, sto venendo…– E subito si era corretta – avvocato… Volevo dire che vengo dalla sua. Faccia pure come lei crede meglio.>

La conversazione con l’avvocato si era così conclusa e io, visto che ero già avanti con i lavori, avevo continuato portandola all’orgasmo.

Simona avendomi regalato quel bel orgasmo sente di aver espiato le proprie colpe. Io, avendolo accettato e gradito, il rigurgito di gelosia sorto in me. Antica debolezza umana, in cui, avevamo giurato, di non abbandonarci mai.

Ci sorridiamo nuovamente serene. Simona propone: <E se dessimo a questa nostra giornata proprio un carattere di festa?>

< Che vorrebbe dire?>

< Che invitiamo qualche amica a partecipare al nostro anniversario.>

< Quante: una… 10… 100?>

< Secondo me basta una per testimoniare al mondo che ci amiamo.>

< Dì la verità che hai qualche nome per la testa da cui vorresti farti leccare.>

<Proprio così: la tua amica Mary. Ho proprio voglia di un bel triangolo in cui fare la porca.>

<Con lei si fa presto. Abita qui di fianco.… Telefono per un tè in compagnia.>

La Mary ci mette un attimo ad accettare. Dieci minuti dopo la telefonata è già lì con un vassoio di pasticcini, quelli cosiddetti “da tè”. <Una bellissima idea quella del tè alle due del pomeriggio. Stavo per mettermi a preparare qualcosa per nutrirmi.Mi ero appena sciacquata la bocca dopo un cosciotto di maiale… Come mai questa astrusità?>.

Le racconto dettagliatamente l’anniversario

<Quindi io sarei testimone che il vostro amore regge benissimo due anni dopo.>

Simona ha già captato quello che può relazionarsi a quanto appena detto da Mary. Sta gettando i cuscini del divano sul tappeto. Di seguito comincia a spogliarsi: via la felpa, fuori le tette. Giù la gonna, ecco le polpose cosce.

Mary è leggermente sorpresa ma non si stupisce: <Vedo che qui non si perde tempo. Mi sembra però che sia una cosa che riguardi soprattutto voi due. Io cosa dovrei fare?>

Simona chiarisce: <Tu dovrai certificare. Noi adesso ti diamo la prova… Flà, c’è bisogno di te.>

La situazione mi diventa chiara. Anch’io debbo spogliarmi. Simo, intanto, si sdraia sul tappeto. Si aggiusta lo slip: <Questo poi me lo sfili tu.>

Sbottono la veste da casa, il reggiseno non c’è. E non c’è neppure lo slip. Non l’avevo messo.

A quella vista, Mary mi abbraccia. Lingua in bocca. È un fuoco. Si stringe forte a me. La su a bocca prende poi a vagare tra collo, orecchie e seno.

Mi piace. La lascio fare.

Chi non è d’accordo è Simona che dal tappeto, a gambe aperte: < Mary… Stai prendendo un abbaglio. Sei tu che dovrai certificare la nostra scopata.… Flà deve essere qui con me.>

<Scusate. Colpa della buona educazione. Il galateo vuole così… Io però non posso stare vestita come una mummia, quando le altre sono tutte nude.>

In un attimo è nuda pure lei. Si accomoda sul divano dopo aver preso dalla borsetta l’iPhone.

La Mary nuda è belloccia forte. Qualche anno più di noi che non dimostra. Il monumento del suo corpo è il triangolo pubblico che, detto da lei, cura ma non ha mai sfoltito. Lei lo definisce “giungla bonsai di pelo di figa”. Eccitantissimo, sfregarci contro il proprio.

Simona ha una mano dentro lo slip. Si nota che la muove ricevendone piacere. Di tanto in tanto scuote il bacino, irrigidisce i muscoli del ventre. Mi inginocchio tra le sue cosce. Comincio a sentire l’eccitazione. Mi sdraio su di lei. Appena le mie labbra toccano le sue, una ventata di libidine aggiunge aggressività ai miei sensi.

Alla sua bocca aperta, sputo dentro. Ci infilo la lingua, gliela spingo dentro più che posso. Una mano stringe forte la fragolona della sua figa. Quasi a farle male.

Libero la scena dagli slip. Affondo naso e bocca tra il suo pelo. Prendo una boccata di quel profumo di voglia che emana la figa. M’inebrio del suo forte odore.

Il palmo delle mani sotto le natiche e sollevo quel tanto il bacino per avere il buco del culo facile da raggiungere per la mia lingua. Simona ha intuito le mie mosse. Collabora.

Farselo leccare è quanto più l’entusiasma.

È lei che si allarga le chiappe con le mani. La mia lingua è già sul buco del culo a carpirne odori e sapori.

Lei lo dilata più che può. Io con la lingua lo sfioro in tutta la sua circonferenza.

Oggi voglio essere io la più porca del gruppo. Anche se so che non sarà facile competere con certe improvvisazioni di Mary. Che già sta facendo esercizi di preriscaldamento toccandosela con foga.

Sia lei che Simo sentono il piacere scorrere nelle vene e mugolano col naso a bocca chiusa.

Per tutto l’ambiente si diffonde questa sensuale colonna sonora.

Distolgo la bocca dal buco del culo. Con lei risalgo verso odori/sapori più delicati. Il suo bel ventre mi si offre quale tranquilla spiaggia per un momento di relax. Mi ci appoggio con la guancia indugiando per approvvigionarmi del particolare odore dell’ombelico. Lo bacio, lo lecco, lo gusto, riempendolo tutto della mia saliva.

Vado sparata ad un’ascella: del suo corpo, l’odore a me più caro.

Quella in cui sempre mi rifugio dopo un orgasmo. Lecco… bacio… Succhio. Faccio il pieno di quegli aromi, poi via, a concludere il tour alla sorgente di ognuno di quegli effluvi. Dove ho imparato a percepire il vero odore di femmina della mia compagna: il sotto-tetta.

È qui, tra capezzolo e la base del seno che si esprime il suo desiderio di godimento. In questo momento lo sento al top.

Mi verrebbe voglia di gridare!

Con grande rispetto e devozione intingo la lingua tra quelle carnose pieghe per ricevere la sua proposta olfattiva.

Così arricchita sono sulle sue labbra per condividere la mia spigolatura: lascio parte dei sapori che ho raccolto sul suo corpo, nella sua bocca.

Il bacio che ne segue è paradisiaco.

Avvinte ci rotoliamo sul prezioso tappeto, Pube contro pube. Le cosce, incastrate una tra quelle dell’altra. Le fighe sbrodolano tra di loro il godimento che stanno raggiungendo.

Mi stringo ancor più alla sua coscia. Mi porto a poche dita dal suo viso. Ci guardiamo con serenità e tanta voglia: <Dai che è qui che arriva…> La nostra galoppata, figa su figa, parte sfrenata. Tra sospiri, incitamenti, lai d’amore.

Mary, con l’iPhone documenta tutto. Ma si lamenta: <Guarda qui come vi siete ridotte. Sfinite!… E io, adesso, con chi me la faccio?…- Porche ed egoiste!>

<Hai ragione Mary– Simona. Un approccio per non farla arrabbiare – siamo proprio sfinite se vuoi, però, venire qui tra di noi, vedrai che ti facciamo stare bene>

<Vado a vedere nel vostro frigo se c’è qualcosa da mangiare. Quando avete telefonato, ero appena rientrata e mi sarei cucinato il cosciotto di maiale che avevo comprato. La smania di stare con voi mi ha fatto correre subito. Certo che vedere Flà piluccare con foga il tuo corpo, Simo, mi ha messo in moto l’appetito.>

Ci butta un plaid sopra e s’infila in cucina sculettando vistosamente il bel culo che si ritrova <Lo fa per dirci quel che perdiamo>

<So solo che sono sfinita. Non c’è Figa o cazzo che possa tentarmi. Lasciami riprendere quota.> L’abbraccio e mi sistemerei tra un seno e l’odorosa ascella. Senonché, lei, troia più che mai, cercando nuovi orizzonti di libidine, si stacca da me, per stuzzicare il desiderio represso di Mary.

Cedo a un sonno rigeneratore.

Musica jazz, risate sonore, sono i rumori che mi svegliano. “Perché poi mi ritrovo sul tappeto si e no ricoperta da plaid?” Un battito di ciglia e recupero l’andazzo della giornata.

Le risate sono quelle di Simona e Mary che stanno guardando qualcosa sul notebook. Le raggiungo e tutto quel clamore gioioso è per quanto comunicano, chissà con chi, su di una chat dedicata a LSB e BSex.

Simo è seduta sulle ginocchia di Mary. Ha in bocca un suo capezzolo e le dita nella figa di lei, impegnata in un amplesso virtuale con una certa Ofelia. Di cui tiene l’immagine della figa ben aperta su una metà del monitor. Nell’altra parte, la descrizione delle reciproche voglie che aggiungono piacere alla loro eccitazione. I mugugni di godimento di Mary appartengono più alla realtà del petting che Simona le sta praticando.

Mi affascina l’amore virtuale a cui sempre più spesso ricorro per aggiungere pepe ai solitari momenti della mia masturbazione.

Mi avvicino per leggere le folcloristiche espressioni che scaturiscono in analoghi contesti.

Leggo sul monitor:

Mary <Divarica le cosce… Vengo con la lingua.>

Ofelia <Fatto… Daiiiii…>

Mary <Ti lecco in punta di lingua tutt’intorno alla fessura. Voglio farti morire. Troia!>

Ofelia <Su… datti dr fare che tra poco torna mio marito.>

Mary <Cosa vuoi di più?>

Ofelia <Non so neppure io: sono già così bagnata! Puoi sempre leccarmi la clito >

Mary <Te lo prendo in bocca.>

Ofelia <Succhialo!>

Mary <Col dito ti sfioro il buco del culo. Lo accarezzo con la lingua>

Ofelia <Mi fai morire!>

Mary <Lo mordicchio. Palpita…. Lo sento voglioso. Troiaaaaa!>

Ofelia <Mettimi due dita in culo>

Mary <M’inumidisco le dita>

Ofelia <Sei meravigliosa!>

Mary <Aprilo>

Ofelia <Mi piace … godo…Vai!>

Mary <Porcona, hai voglia di cazzo!…  Prendo un dildo o indosso lo strap-on? Come vuoi tu.>

Ofelia <Nooooo… Nessuno dei due.>

Mary <Non ti va?>

Ofelia <Voglio leccarti io, la figa.>

Mary <Siiii… Mi raccomando..: più goduriosa che puoi!>

Ofelia <vieni sopra di me.>

Mary <siiiii!… Baciami!>

Ofelia <siiiiiiiiiiiiiiiii!>

Mary <Beccati questo tronco di lingua in bocca.>

Ofelia <Gustosa la tua lingua.>

Mary <Succhiala!>

           <La mia mano tra le tue cosce.>

Ofelia <Goodooooo!>

Mary <Vienimi in mano!>

Ofelia <Così Amore…… Vengooooooooo!!>

Mary <Siiii! … Vado con la lingua…Gusto ogni tuo umore.>

Ofelia <Daiiiiiiii!… È bello!>

Mary <Sei una splendida porca.>

Ofelia <Squirtooo!>

Mary <Sì… bagnami tutta. Sborrami in faccia.>

           <Appoggio la mia figa sulla tua>

           <Strusciaci contro la tua. Fai che i nostri peli si anodino tra di loro.>

Mary < Infilo la mano. Voglio toccarmi la clito. >

Ofelia <Che brava, è così che si fa.>

Mery <Siiiiii… Ti bacio>

Ofelia <Così …. Porcona!>

Mary <Ancora…>

Ofelia <Sborrami sulla coscia.>

Mary <Tu… struscia sempre più veloce!>

Ofelia <Siiiiiiii Vengooo!… Baciami!.>

Mary <Metti la coscia tra le mie!>

Ofelia <Stringimi… Vengoooooo!>

Mary <Ci sono… Ci sono… Anch’io. Siiiiiii!>

Ofelia <Amoreeee!>

Mary <Ti sborro sulla coscia.>

Ofelia <È bello cosìììììììììì… Dai. Colo anch’io sulla tua coscia.>

Ofelia <Le sborrate voglio leccarle tutte io.>

Mary <Siiiii… Sono Tutte tue.>

Ofelia <Lecco e ingoio. Amore!>

Il sorprendente è la sincronia tra i due amplessi. Decisamente il wi-fi ha distribuito con precisione il momento degli orgasmi. Il ditalino di Simona fa scoccare la scintilla del godimento assieme a quello virtuale di Ofelia.

Nel più intenso momento del piacere, Mary si è stretta più che ha potuto all’amica sbrodolandole la mano con la figa.

Si sussurrano qualcosa. Un bacio. Via di corsa, per mano, alla camera da letto.

Salgo con loro anch’io per capire cosa abbia ispirato quell’improvvisa corsa. Mi metto in poltrona. Loro sul letto danno vita a una colorita danza di baci e coccole. Sonori sospiri. Mugugni della passione. Sicuramente sono eccitate dallo svolgimento dell’amplesso virtuale che hanno consumato con quella tal Ofelia e che le ha fatto salire la libido.

In particolar modo quel finale in figa su figa, con sbrodolatura sulle reciproche cosce, deve averle suggestionate alquanto, tant’è che stanno studiando la miglior posizione per dare il via alla loro sforbiciata.

Qualcosa, però, non deve quadrare. Il loro dialogo si inasprisce… hanno smesso di accarezzarsi e discutono animatamente.

<Non capisci proprio un cazzo>, <Non hai il minimo rispetto per chi vorrebbe darti piacere>. Sono le frasi con cui inizia una vera e propria baruffa.

La baruffa degenera e debbo intervenire e mettermi tra di loro prima che, dai <Tetta flaccida> e <Figa di merda>, si vada oltre a qualche tirata di capelli.

Mary, se ne va indispettita. Simona mi abbraccia in un nuovo pianto. Cercando di spiegarmi le proprie ragioni e il perché si è fatta trascinare in quello stupido litigio.

<Beh, adesso smetti di frignare altrimenti il mio regalo lo straccio.>

<Che Cara, hai pensato di scrivere qualcosa per me per l’avvenimento…>

<Non ho scritto niente ma ho fatto qualcosa che, forse, potrei anche pentirmi>

<Se mi dai qualche traccia, io provo ad indovinare?>

<Non facciamo niente di tutto questo. Ti faccio vedere cos’è, dal momento che per realizarsi compitamente, occorre la tua presenza… Poi, tu sai bene che a me gli indovinelli innervosiscono… Figurati se mi metto a farli con te…>

Apro un cassetto della scrivania e cerco un foglietto che vi ho riposto.

<Sì, però, con sta melina del foglietto son già cinque minuti che mi tieni sulle spine… Altro che indovinello!>

<Eccolo qua… leggi!> Le porgo il pezzo di carta: Carta intestata del Comune di Bologna – Ufficio Matrimoni.

Simona legge veloce. Sorride. Mi salta al collo. Mi bacia… È un bacio che dura tantissimo… Che non potrò scordarlo mai più… La sua lingua me l’ha fatta scendere fino al cuore: <Flà non immaginavo un’iniziativa così importante da parte tua… Non credevo, farfallona come sei, tu arrivassi a tanto… Sento che mi vuoi davvero… – Sempre quasi che debba riflettere. Poi … – E io ci sto ….. – c’è un’altra sosta bacio – A questo punto come procederemo?>

<Lunedì andiamo all’appuntamento con il cerimoniere del Comune come confermato nel foglietto… È fra due giorni. Qui potremo concordare la data ufficiale della nostra Unione Civile… Cosa dici… può andare?>

Simona è confusa, ciò non toglie che con un guizzo mi sdrai sul letto e venga sopra di me. Il bacio è imponente come quelli di cui ho beneficiato nell’ultimo quarto d’ora. La sua lingua vaga eccitata per la mia bocca. Gliela succhio. La sua figa preme sulla mia.

Con una smorfia di soddisfazione prende a strusciarla lentamente contro la mia con un movimento rotatorio del bacino. Il piacere torna a dilagare nel mio basso ventre. La figa mi torna rorida. Sue stille si mescolano agli humus distillati da Simona. Lo sfregamento diventa più intenso. Le fighe, ben aperte, lasciano che le clitoridi si trasmettano piacere dal reciproco sfregamento. Il godimento mi colma. Sulla mia figa, quella di Simo sta esibendo tutte le potenzialità di danzatrice. Anche Lei sta per venire. I nostri orgasmi si legano per deflagrare con foga in un tripudio di baci, ansimi, balbettii, frasi sconnesse.

Il culmine: una fragorosa risata all’unisono, ci fa stringere dannatamente.

Abbiamo sudato copiosamente. Abbracciate, come siamo, rischiamo di non staccarci più.

Siamo, pure, maleodoranti.

<Una doccia ci sta>

Simo vuole un’ultima ubriacatura con gli odori e sapori del nostro più recente amore: ripercorre con labbra e lingua tutto il mio corpo, soffermandosi e gustando il sapore che trova della sborratura che la sua figa ha lasciato sulla mia epidermide.

Non verrebbe più via

Sotto il caldo getto d’acqua riprendiamo coscienza di noi stesse, compresa l’ammirazione e il desiderio del corpo dell’altra…

Mi accorgo che la mia figa sarebbe d’accordo… quasi sicuramente anche quella di Simo. Vedo che nello sciacquarsi non perde occasione per toccarsela. La guardo maliziosamente. Stiamo asciugandoci. Mi apro la figa con un dito e glielo infilo. Sempre guardandola vado a succhiarmelo. Lei replica il gesto con due dita. Solo che le mette in bocca a me.

È bello stringersi e baciarsi ridendo a crepapelle. Sintetizzo: <Qui, però, continua a tirarci>.

<Sì. E un po’ mi vergogno.>

<Hai qualche idea per una serata lontana dal peccato.>

<Proporrei un buon aperitivo e un eccellente ristorante. Ma con sto cazzo di Cov-id ci resta la scelta tra Sky e Netfleex>

<Invece abbiamo tutte le possibilità di uina serata proprio come vorresti tu.>

<Sbrigati ad allettarmi che fatico dal trattenermi a metterti la lingua in un orecchio e un dito in culo>.

<Ci tiriamo da fighe per bene, camicia, giacca e tajeur, come quando spopolavamo nei bar più in, e facciamo venire dal bar sotto un paio di Moscow Mule, che li sanno far bene>

<Ma allora perché tirarci se l’aperitivo lo prendiamo in casa?… Non penserai di concupire il barista o sua moglie quando arriva su?>

<L’eleganza è per la cena. Per quella ti porto fuori.>

<Sarebbe?>

Al telefono: <Mamma, se stasera veniamo a cena da te, cosa ci prepari di buono…>

<Un po’ borghese quale rimedio al contenimento sessuale… ma come si fa a rinunciare a una cena di mamma tua. Mi sa anche che vorrai comunicargli qualcosa di quanto abbiam deciso oggi.>

NOTA CONCLUSIVA PER CURIOSI E CULTORI DEL GOSSIP

Flavia e Simona, il lunedì successivo, si sono recate all’Ufficio Matrimoni per le pubblicazioni relative alla loro Unione Civile che il 13/05/2021 le proclamerà coniugi.

©FlaviaMarchetti2021

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