Le porkeriole di Flavia

diario e fantasie di una scrittrice di bella presenza

Quando gli orecchini graffiano le cosce

L’Autrice

FLAVIA MARCHETTI

Vincitrice del Premio Saffo Terzo Millennio, XIX edizione, 2019, Flavia Marchetti dal 2005 pubblica con l’editore Enstooghard Ltd – København

©La FlaviaMarchetti 2022

Con l’angoscia che se lascio passare il 20 agosto non riuscirò più ricompattare il nostro stare insieme.

Prendo il telefono e schiaccio sul suo nome.

Quel litigio è stato veramente una cosa forte, capace di distruggere tre anni di felice convivenza.

<Sì>

è la sua voce ferma. Quella professionale.

Mi tremano le gambe. L’orgoglio si manifesta:

<Scusa ho premuto per errore>.

<Io no. Credevo avessi voglia di far qualche chiacchiera>.

Il dialogo è aperto. Tornano a tremarmi le gambe. Mi siedo:

Non sono pronta a un confronto. Trovo una scusa:

<Avrei solo bisogno di essere vista da un bravo medico… e tu sei ancora il mio medico di base>.

<Cos’è che non va?>.

<Insonnia e palpitazioni>.

<Ha provato a masturbarsi?>.

È passata a un professionale lei

<Eccome! Senza risultati.>.

<Dovrei vederla… Io oggi sarei di riposo ma, visto che ci conosciamo da tanto, vengo a darle un’occhiata. Tra mezz’ora?>.

<Così ho il tempo per una doccia>.

Di nuovo il tremolio alle gambe.

<Grazie dottoressa>.

Subito mi viene a mente che ho invitato La Pucci a pranzo da me… per poi passare un pomeriggio a fica spalancata.

Neutralizzo La Puccy con una falsa scusa. Cambio le lenzuola nel letto: stanotte io e Angela, la tedescotta della porta accanto, ci abbiamo sbrodolato sopra abbondantemente.

Mezz’ora passa in un attimo.

Suonano alla porta. Le mie gambe si rimettono a tremare.

Sul pianerottolo aspetto l’ascensore.

Per l’occasione di questa visita medica ho tolto tutto il superfluo… il reggiseno. Ho invece indossato la stessa mutandina che avevo la prima volta che ce l’eravamo leccata…

Era stata proprio lei a sfilarmela. Ad annusarla. A sfregarsela sul volto.

L’ascensore si apre. Simona è lì, bella come poche. Ci debbo pensare a trattenermi dal non fioccarla appassionatamente. Se lo meriterebbe. Sulle tette nude a messo un corpetto traforato che lascia più vedere che intendere. I capezzoli sono visibili in tutta la loro sensualità.

Mi si avvicina… mano dietro alla mia nuca, mi scompiglia i capelli. Un gesto di affetto che mi faceva sempre al rientro dal lavoro. Le sue labbra a pochi centimetri dalle mie.

<Scopri il torace.>

Ordina.

Sposta il suo strumento in tre, quattro posizioni della schiena. L’ultima su uno dei capezzoli.

<Mmmmmm… sempre un piacere girare attorno a questo bel paio di tette… Per le palpitazioni direi che siamo a posto. È un fatto nervoso. Un po’ di stress. Fors’anche un po’ di stravizi sessuali. Per l’insonnia ci vorrebbe un neurologo. Comunque proverò di capirci qualcosa. Al telefono ti avevo chiesto se avevi trovato giovamento con la masturbazione…>.

Replico:

<Mi ha solo lasciata un più profondo stato di eccitazione.>.

<Ti dispiace se do un’occhiata alla parte? Sdraiati lì, sul divano. Masturbati fino a venire.>

“Di tanto in tanto, vedo che porta le mani al proprio seno per stringersi le tette. Io eseguo, nel metodo più che classico del ditalino: qualche carezza alla parte. Con l’indice esploro. Anulare e medio per eccitare. Aggiungo l’indice per venire.

Senza dir nulla afferra una mia mano e la porta fra le proprie cosce. Con le labbra è sul mio collo a sbaciucchiarmi. Con un certo vigore la sua mano sta stringendo la prugna della mia figa. Con due dita mi penetra.

“Dio… quel flusso di piacere che da ormai tre mesi più non sentivo, è tornato fors’anche più intenso di prima.”.

<Non ti ho mai vista tanto eccitata. quando poi ho messo dentro anche il quarto dito non riuscivo più a trattenerti. ti agitavi come un serpente. Ti contraevi spasmodicamente. Ti sei pure dimenticata che stavi facendo un ditalino anche a me. Le dita lì impegnate sono venute ad accarezzare le tue tette. Mi hai detto: “Ti amo Simoncina” e hai preso il volo col tuo orgasmo.

Sei un’altra femmina. Un’altra figa!>.

<Ti voglio. Simo. Qui. La figa sulla mia bocca.>.

<Direi che sei sulla strada della buona guarigione>.

Godo l’intenso odore della sua vogliosa figa.

La lecco con tutto l’entusiasmo dell’amore.

Lei prenderà a schizzare.

La berrò.

Ciuccerò

E tornerò a leccare

Si è lasciata andare sfinita dandomi i consigli per la mia insonnia:.

I ditalini in solitudine nel caso tuo non giovano… Fin che vuoi con una partner troia.>

<Resti a pranzo con me?>.

<Se è un invito. Accetto… Cazzo. Mi è sempre successo. Ma quando mi guardi così, mi fai emozionare… Sono proprio un medicuzzo di serie B>.

<Stavo solo ammirando il tuo corpo. Hai un fisico della Madonna!>.

<Già. Con la visita, siamo rimaste nude. C’è una qualche ragione?>

<Può essere comodo se dopo aver magnato, ci concediamo un riposino.>.

<A me sta bene. Ci fosse anche un allegro 69…>.

Sarei del parere anch’io. Così come se ne mettessimo in scena uno, ora, come aperitivo.>

<Mmmmmhhh!!>.

Vado a fare un paio di Martini con molto gin

<Come ai vecchi tempi! Un po’ brille e tu sempre sotto>.

<Tanto per essere comoda a slinguarti il buco del culo. Che a te piace tanto>.

Un cin cin col Martini. Un piccolo bacio e sento, ben calda, la sua lingua penetrarmi la figa.

La sua sta calando sulle mie labbra.

Il buon sapore del Martini che ho nel palato va a mixarsi con i sapori di Simo che da un po’ non gusto più.

Una ventata di libidine mi assale. Vado ad esprimerla tutta, leccando.

Simo si agita. Sobbalza. Non sta ferma un attimo.

In una pausa in cui prende fiato:

<Sei una bomba Tesoro>.

L’orgasmo di Simona è sempre stato chiassoso. Gemiti, incitazioni, scoppi di risa, insulti. Sproloqui.

Oggi è ben ricco di sobbalzi, contrazioni e contorsioni, ma silenzioso. Quando la traggo a me per il verso giusto e uniamo le bocche, mi accorgo che ha gli occhi pieni di lacrime:

<Chissà se fra di noi ce ne potranno mai essere altri? Sono così belli… veri. Appassionati, i nostri 69!>.

<Non ho questo timore. Anzi, ti prego di prendere già in considerazione l’ipotesi di quello della Buonanotte di questa stessa notte e del ditalino incrociato, di domani mattina per il Buongiorno.>

<Sei un mostro Flà… Vengo da te a curare banali ansie come fossero malattie importanti e tu non ritieni opportuno fare il minimo riferimento a quanto ci ha allontanato… Non potrò mai più dimenticare quella frase così precisa con cui mi hai scacciata: “Vattene troia. Ti ho accolta in casa mia per pietà d’amore. Non perché la trasformasti in un convivio di puttane”. Mi hai cercata di soppiatto, perché non ce la facevi più senza il mio corpo da ciucciare. Per mia debolezza, ancora, sei riuscita a riappropriarti delle mie piccole e grandi labbra e ora stai tramando per riavere le stesse emozioni non più in un rapporto d’amore ma fra amanti. Bhè se questo è il tuo obiettivo sappi che io non ci sto.>.

“Ad onor del vero debbo dire che ci avevo pensato, ma visto che quel pensiero è stato intercettato, devo correre ai ripari anche se il mio orgoglio non è ancora pronto a: perdonarla…  Dirglielo… Chiederle di tornare qui a vivere con me. In fondo con tutte le volte che ci eravamo cornificate questa era stata l’unica in cui la gelosia è esplosa”

Non avrei mai creduto che quel piccolo rito che avevo improvvisato per trasmettere il mio perdono a Simona le desse tanta gioia.

Visto che eravamo nude, chiedendole scusa per offese e trivialità, tra tante moine affettuose, la rivesto completamente. Orecchini compresi.

Vestita di tutto punto, le dico che solo due giorni dopo il nostro litigio, ho scritto sul mio diario intimo che non le avrei portato rancore e che avrei cercato di ripristinare la nostra meravigliosa convivenza.

<Quando vuoi leggerlo. Per me quell’incidente non è mai accaduto. Il perdono sarebbe superfluo>.

La reazione di Simona è dignitosamente gioiosa: lingua in bocca poi si mette a spogliarsi in maniera sensuale. Orecchini compresi:

<Dovessi venire con il volto tra le tue cosce, potrebbero graffiartele… Mi hai fatto venir voglia di godere tra le tue braccia. Flà. Fammi un ditalino!>

L’accontento a tre dita. Finale a quattro. Fuori solo il pollice.

Mi lecca le dita. Ci baciamo.

<Che ne dici Simo, se andassimo a prendere l’aperitivo al solito bar, poi, a mangiar qualcosa alla solita trattoria? Tanto per far vedere che siam sempre noi due.>.

<Dovremo rivestirci. Nooo. Proprio ora che avrei la smania di leccartela.>.

Sono a cosce divaricate sul divano.

Decisamente la leccata di figa è la pratica in cui meglio si manifestano i sentimenti… e Simona sa essere prodiga nel darmi piacere.

Sbrodolo copiosamente. La sua bocca mi pulisce… Mi asciuga. Viene a baciarmi.

Mi ciuccia i capezzoli. Lecca e stimola di punta le aureole.

<Mmmm!! Che fremiti!>.

Mi lascio sfuggire un sincero

<Bimba troia, ti amo!>.

Una dichiarazione che la scatena.

Ho l’impressione che nella figa siano ben due le lingue a farmi impazzire di piacere.

<Ecco. Così. amooreee. Volo. Sto partendo… Vigliacca!…>.

Due dita penetrano il mio culo.

Non riesco a trattenermi… Squirto… Schizzo. Sborro!

Caldo. Mieloso… un rivolo dei miei più intimi umori… cola dalla figa per dar linfa al buco del culo.

“Così non ho mai avuto il piacere di venire”.

Arrivo al punto di pregarla di fermarsi perché sto impazzendo.

È sulla mia bocca per calmarmi con languidi baci e carezze.

Amore, ho fatto il pieno. Se vuoi uscire, io ci sto.

Ma poi ci vien voglia di fare un gioco…

Io vesto lei. Lei veste me. Ognuna con gli abiti dell’altra.

Così, ora porto i suoi preziosi orecchini che toglierò stanotte, tanto per non graffiarle le cosce.

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