Le porkeriole di Flavia

diario e fantasie di una scrittrice di bella presenza

Incontri ravvicinati nel bagno

L’Autrice

FLAVIA MARCHETTI
Scrittrice di bella presenza

Dal 2005 Flavia pubblica con l’editore Enstooghard Ltd – København

Incrociare Simona nel nostro ampio e spazioso bagno è sempre stata un’emozione. Non solo per me da quando sono la sua femmina del cuore.

Lo era stato anche per Oscar, che solo di tanto in tanto è presente tra di noi. Lui dice che non potrà mai dimenticare la domenica in cui lui e la fidanzatina Milly, per la prima volta, vennero a pranzo da noi.

Con loro eravamo agli inizi della nostra conoscenza. Non ci davamo del lei, ma seguivamo ancora la forma nei rapporti interpersonali.

Avevamo pranzato golosamente, Simona, sempre attenta al proprio aspetto,  aveva sentito la necessità di dare un colpo di pettine ai capelli. Si era ritirata in bagno senza chiudere la porta. D’altronde non aveva nessuna necessità intima da espletare. Noi, ancora a tavola, avevamo abbordato il gelato. In tutto questo, era successo che una mossa sbagliata avesse schizzato vistosamente la camicia di Óscar. Il quale aveva avuto bisogno di versare sopra le macchie un po’ d’acqua. Quindi, anche lui si era diretto al bagno.

<Vieni, vieni tranquillamente, Oscar. Non sto facendo niente che non si possa mostrare. Vieni pur dentro>.

Simona, innanzi allo specchio del lavandino, con la spazzola, stava dando gli ultimi colpi alla propria chioma.

Óscar, le si era messo di fianco e aveva cominciato a dar acqua sui rimasugli di gelato finiti sulla sua camicia.

I ragazzi, si sa, sono abbastanza sprovveduti nel fare queste attività. Simona l’aveva notato. Si era proposta di dargli aiuto: <Vuoi che faccia io?>

<Sicuramente lo faresti meglio di me>.

Così con tutta la delicatezza che la professione di medico le aveva inculcato, Simona, bagnatasi una mano, la tamponava sul torace del ragazzo, sentendone la muscolatura. Così però, non se ne cavava un ragno da un buco: <Se vuoi mai cancellare quelle macchie devi togliere la camicia, così posso darci qualche prodotto più appropriato>.

Óscar aveva seguito il consiglio. Era rimasto a torso nudo: un bel torso. Ma anche un bel nudo.

Il fascino suscitato dalla nudità del giovane corpo maschile, unito all’atmosfera che suscitava il nostro bagno in Simona, aveva cominciato ad eccitarla.

Aveva sì in mano un flacone con un prodotto adatto a risolvere le piccole macchie su tessuti delicati, ma lo sguardo lanciava lampi che denotavano una tempesta ormonale in lei.

Óscar dal canto suo, aveva approfittato di quell’interruzione per sistemare l’assetto dei calzoncini.

Si era in estate. L’abbigliamento era assai ridotto. Con riguardo e discrezione, il ragazzo aveva abbassato lo zip e stava cercando di sistemarsi i testicoli…

Una mano di Simona si era inserita in quella intima manovra. Gli stava accarezzando tutto il sensibile apparato. La reazione di Óscar era stata delle più naturali: le aveva messo la lingua in bocca.

Cazzo in mano… Lingua in bocca… Simona sapeva come procedere.

Prima delicatamente, ma dopo aver saggiato l’allora sconosciuto uccello, aveva dato il giusto ritmo alle movenze della mano, ritrovandosi in pugno, di lì a poco, una copiosa eiaculazione. Che, per un ragazzo di diciott’anni, non è detto che sia risolutiva. Anzi, come in quel caso, avrebbe dovuto aprire orizzonti ben più ampi.

Simona che da qualche mese conviveva con me. Avendo condiviso per cinque anni il lett con un marito, non le mancava il ricordo dei pregi di un buon cazzo. Ritrovandoselo innanzi, dopo averlo visto schizzare a destra e a manca, gagliardo, in perfetta erezione… non le era parso vero di continuare a stemperare in questo l’ondata di libidine che l’aveva invasa.

Lo stesso doveva essere successo ad Oscar che incurante della presenza di altre persone, tra cui la sua fidanzatina, al di là della parete, stava tragittando la propria lingua per tutto il collo di Simona. Regalandole contorsioni e sospiri di piacere.

Era normale che la sua t-shirt lasciasse uscire una tetta allo scoperto. Baci al capezzolo…

Subito contro la parete in un groviglio di passione.

Ora erano le mani di lui tra le cosce di lei a mantenere bollente la situazione.

Chissà perché l’omerico Fato, sempre presente nelle vicende amorose degli umani, l’aveva consigliata, quel giorno, a non indossare gli slip.

Così contro le allegoriche ceramiche della parete le era bastato allargare le cosce perché la mano di Óscar entrasse in lei a darle l’atteso piacere.

<Ci sai fare di dita, ragazzo mio. Vediamo con l’uccello>. Aveva riafferrata la verga e senza spiegazioni se l’era infilata in figa. Emettendo un lungo grugnito di sollievo, quando Oscar, allocatosi in quella bollente vagina, aveva preso il giusto ritmo della scopertura.

Simona e Óscar sono più o meno della stessa statura. Oscar aveva leggermente flesso le ginocchia, quando l’aveva introdotto in lei e mentre la scopava, praticamente la teneva sollevato da terra, facendole seggiolino con le mani, sotto le polpose chiappe. Ad ogni fondata, i testicoli ballonzolando, battevano contro le labbra della figa, aggiungendo piacere.

Nella stanza accanto io e Milly cominciavamo a meravigliarci del lungo lasso di tempo che Oscar impiegava per togliere quel po’ di gelato dalla camicia.

<Quasi quasi vado a vedere…> Milly.

<Aspetta… Vengo con te>. Preferivo esserci anch’io dal momento che Simona mi aveva confidato di sentire il bisogno di avere un po’ di cazzo. Non avrei voluto che la fidanzatina diciassettenne venisse presa da follie di gelosia e la prendesse male.

La porta del bagno non era chiusa. Lo spettacolo che si era presentato, era, per me, dei più naturali. Non sapevo però l’effetto che poteva suscitare in una adolescente:

Simona era ad angolo retto con le mani appoggiate su un mobiletto. Lui la zompava alacremente da dietro. Inizialmente mi era parso che stesse inculandola. Lei teneva in bocca un piccolo asciugamano che le attutiva mugugni e conclamazioni di piacere. Si contorceva e agitava. Era nel vortice dell’orgasmo. Tanto che i due impenitenti amanti non si erano neppure accorti della nostra presenza.

Lo stesso Oscar stava venendo. Milly lo aveva capito dalle bordate velocissime con cui spingeva il cazzo nella Figa: <Fa sempre così quando sta per sborrare.>

Quella sua calma nell’essere spettatrice del plateale tradimento del proprio partner, mi aveva fatto una certa impressione: Non un minimo segno di gelosia aveva dimostrato. Tutto le era apparso normale. Anzi, ne aveva gioito: <Finalmente un po’ di mossa!>

Con quella sua esclamazione la nostra presenza era stata verificata. Lui aveva estratto il coso dalla cosa. L’ultimo getto l’aveva schizzato, con il cazzo appoggiato sulla schiena di lei. Ed erano partite un paio di blande scuse:

<Non era nei programmi… Ma si sa che quando se ne presenta l’occasione non ci si riesca a fermare.>

<Te l’avevo detto, no, Flà? Che, ultimamente, ne sentivo il bisogno.>

Dopo aver lanciato il suo grido di battaglia, Milly si era sfilata la canotta – non portava reggiseno – e l’aveva lanciata al suo fedifrago fidanzato. Lasciato cadere a terra gli short, aveva compiuto una piroetta su sé stessa atterrando a una spanna da me. Aveva fatto scendere l’ultimo dei suoi indumenti: gli slip, che aveva appoggiato s’una delle mie spalle. Non avevo saputo resistere. me li ero annusati , sfregandomeli per tutto il volto.

Quel corpo ora completamente nudo, si era avvinto al mio baciandomi.

“La giostra è partita”.

Mi ero detta.

Anche se l’esuberante adolescente, tosto aveva estratto la lingua dalla mia bocca, per andare ad infilarla in quella del suo fidanzato.

In compenso mi ero ritrovata tra le braccia del corpo, nudo pure esso, di Simona. Con la sua lingua che piacevolmente aveva preso a zigzagare sul mio collo. Brividi e prospettive mirabolanti erano scese in me.

Uno sguardo verso l’origine di alcuni inequivocabili gemiti per prendere atto che la fidanzatina aveva la stessa posa che aveva Simona pocanzi, sullo stesso mobiletto. Più o meno anche Oscar aveva la medesima postura. Solo, che a lei, glielo stava sgnaccando nel culo.

Simona era in estasi: stavo sgrillettandole la clitoride

Uno sfrenato 69 era quanto richiesto dalle nostre coscienze.

Un bacio per suggellare che tra di noi c’era la necessità di unire le salive alle più intime linfe… e via. Mano  nella mano verso il talamo che si sarebbe beato del nostro canto d’amore.

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