Le porkeriole di Flavia

diario e fantasie di una scrittrice di bella presenza

Galeotti quei bikini

Unn particolare ringraziamento a Brigid Rossa che non solo ha ispirato la storia, ma mi è stata vicina in ogni momento de l suo compimento

Flavia


Dal 2005 Flavia pubblica con l’editore Enstooghard Ltd – København

Glielo avevano detto tutti: <Non ti servirà certo isolarti a Cervia per scrivere il racconto con cui partecipare al “Saffo 2021” [il più importante concorso di letteratura erotica in lingua italiana].Ti mancherò io – aveva insistito Simona ed era andata di seguito… – Oscar… la sua Milly, e perché no… I buoni manicaretti che ti porta su mamma tua… – Una pausa per prendere fiato mentre si allacciava il reggiseno, per poi insistere in maniera più violenta. Tanto per modificare quella decisione che proprio non le piaceva – Avrai il sonno agitato senza il nostro 69 della buona notte. Al mattino dovrei fare la prima pisciata da sola. Senza compagnia. Senza chi poi te la lecca con entusiasmo e amore. Sicuramente le giornate non ti partiranno bene.>

<Oh, basta! Ti metti anche a gufare? Ho deciso che mi serve una settimana di ritiro in solitudine per rimettere a posto la fantasia. Non riesco più a scrivere nulla di buono e il concorso è qui che arriva. Manca un mese alla consegna dei lavori. O adesso o mai più. Ho deciso e così farò!>

Simona che aveva finito di vestirsi, aveva preso la borsa e stava per andarsene.

<Stronza, neppure un bacio>.

<Scusa. Ma sono davvero arrabbiata. Vorrà dire che chiederò alla mia caposala se mi prende a dormire con lei. Sai bene che non riesco a stare sola di notte.>

<Porca! Non l’avevo previsto. Ma visto come metti le cose, vorrà dire che mi darò da fare per avere anch’io una buona compagnia ogni notte>

Nonostante questo, il bacio di commiato sembrava non dover finire. E qui Simona aveva giocato l’ultima carta.

La mano aveva sollevato i lembi della vestaglia. Si era subito trovata tra le dita i sottili peli del pube di Flà, umidi. Non di eccitazione ma per il bidet che aveva appena fatto. Aveva preso un abbaglio.

<Mi desideri, vero?> Le aveva sussurrato, staccando per un attimo le proprie labbra dalla sua bocca.

Flà, troia come poche, non aveva voglia di perdere quel momento di piacere prima di mettersi in viaggio. Aveva spinto il monte di Venere verso quelle dita lasciando loro come agire.

La pronta carezza le aveva fatto subito capire che era stata la mossa giusta. Era in piedi e aveva allargato le cosce. La mano di Simona conosceva bene quel gioco e aveva messo in azione tutta la sua arte: un dito aveva percorso la fessura da sotto e sopra per alcune volte, per poi sprofondare nel meato. Ne aveva accarezzato l’interno girando su sé stesso.

Flà aveva sentito i primi fremiti. Si era gettata sul letto. Cosce aperte, capezzoli protesi al piacere che stava invadendola. Simona si era distesa accanto a lei. L’aveva penetrata ancora, aggiungendo un secondo dito,

Flà aveva intonato il canto del piacere. La clitoride le aveva trasmesso segnali inequivocabili.

<Di più…> Un gemito sussurrato. Simona, pronta, aveva messo anche un terzo dito e preso a scoparla con ritmo.

Il bacino di Flavia aveva sobbalzato alcune volte. Lei, agitatissima aveva contratto ogni muscolo del basso ventre. In parole povere, aveva raggiunto subito l’acme.

Un momento di grande intensità tra le due ragazze quando le bocche si erano liberate da esercitazioni linguistiche. Si erano giurate amore, fedeltà e una promessa: <Ti cercherò al telefono ogni sera.>

<Mi racconterai?>

<Ti racconterò ogni cosa che faccio. Pure se scoperò con qualcuno – Flà con una punta di malizia – Ma vedrai che con questo ditalino mi terrò calma per tutta la settimana>

<Voglio ricordarti che sarò sola anch’io e che la mia caposala non vede l’ora di mettere la lingua tra le labbra della mia figa…>

<Troia!>

< Porca!>

Ma il bacio era stato sicuramente pieno di passione e di affetto. Come la sculacciata che si era abbattuta su una natica di Flavia.

Nel trolley le cose che le servivano. Il tablet. Un hard-disc con tutte le cose che aveva scritto negli ultimi vent’anni e… Il bel ritratto di Simona nella preziosa cornice che da quando sono assieme tiene sul tavolo di lavoro. Un trait d’union con chi non le nega mai il proprio affetto. La propria passione.

Il taxi per la stazione l’aveva raggiunta dopo due minuti.

Cervia è una attrezzata cittadina marinara dove il papà di Flavia, all’inizio di questo secolo, aveva acquistato un bell’appartamento con terrazza proprio sul vivace porto canale.

È proprio qui che Flà aveva deciso di trascorrere la sua settimana di relax intellettuale.

Appena installata, era d’uopo la perlustrazione alle boutique, nelle strade della movida. Obbiettivo, rifarsi il guardaroba marinaro per quell’estate: la tanto attesa Estate 2020.

Il bikini che aveva scelto da Attila era quanto di più succinto si potesse immaginare: si e no, per pochi millimetri, le copriva il pelo pubico e i capezzoli. Aveva una foggia e disegni un po’ déco su uno sfondo color carne.

Alla sera, aveva cenato in uno dei ristoranti sotto casa e, già tra la zuppa di pesce e il fritto,le era venuto spontaneo abbozzare qualche nota per il racconto che si era proposta di buttar giù in quei sette giorni.

Decisamente l’aria salmastra cominciava a dare frutti.

La notte, in tutta solitudine le aveva portato alla mente gli sconsigli che le aveva dato Simona:<tu, bella mia, non sei attrezzata per stare sette notti da sola.> In effetti, dopo un tentativo di masturbazione, andato a finire in un grido di aiuto: <Simona dove sei?> e un orgasmo-flop, la notte l’aveva trascorsa in terrazza appuntando note per il nuovo racconto.

“Domani però bisogna che mi dia da fare. Occorre che le mie notti diventino un po’ più movimentate.”

Luna marinara eralo stabilimento balneare più trasgressivo di quella spiaggia. Glielo aveva suggerito il signor Attila della omonima boutique: un travesto, di trasgressione maestro.

Luna marinara era condotta dalla figlia del gestore, Barbarella. Una bella ventenne che si diceva la desse a Gustavo. Colui che passava per essere il superdotato di quella ridente stazione balneare. Lei però aveva pure la nomea di essere un impenitente pilucca figa.

Il bagno in cui Barbarella operava quale barman era divenuto una calamita per le giovani LSB della zona. Lì trovavano accoglienza, discrezione e tolleranza per le effusioni tra di loro. Spesso queste divenivano delle vere e proprio orge coinvolgendo pure la bella barista.

In questo gineceo trasgressivo, si distingueva una giovanissima lesbica, 18 anni, molto attraente: Mimma. Aveva l’ombrellone innanzi a quello di Flavia. Divenuto ritrovo per giovani ragazze che all’antica poetessa Saffo, avevano dedicato anima, pensiero e corpo. Soprattutto quest’ultimo. Proprio questo è quanto andavano sbandierando innanzi agli occhi della nostra Flavia che, per non dimostrare quanto avrebbe voluto partecipare alle loro effusioni, celava la propria curiosità, dietro la copertina di un fondamentale testo della letteratura francese. Flaubert: Madame Bovary.

Sfrontatamente, le ragazze, sotto quell’ombrellone si passavano la lingua in bocca, si confrontavano e palpavano le tette. Si mostravano e toccavano la Figa.

Flavia, dal suo discreto punto di osservazione non poteva che sbavare per invidia.

Nell’ombrellone accanto al suo s’era installata Brigid.

È una bella signora con qualche anno più di lei ma con tutti gli attributi del corpo ben posizionati. Un attraente aspetto. Potrebbe anche starci un approccio trasgressivo, se non fosse che portava il bikini, fratello di quello che indossava lei. Sgarro che si era ripetuto nel pomeriggio dello stesso giorno. Il che aveva generato tra le due belle donne un’infondata antipatia che le aveva confinate a uno stitico “Buongiorno!”

Quel primo pomeriggio di spiaggia, però, aveva riservato ancora tante sorprese alla nostra Flà..

La prima gliel’aveva data la dirimpettaia Mimma che, sfrontatamente, aveva convinto un’amica a masturbarla, lì, spudoratamente in faccia a lei, sul lettino.

L’erotismo di tale scena non aveva lasciata indifferente Flavia che aveva sentito crescerle il desiderio di ricevere analoga manipolazione: le si era inumidito lo slip e la Figa le si era messa a palpitare. Nell’ombrellone accanto, la signora Brigid non aveva notato nulla – almeno sembrava – e continuava imperterrita a chattare sul suo tablet.

Dietro questo nome un po’ teutonico c’era una bella donna dell’Italia del Nord. Sicuramente una professionista: una ingegnere (?)… più probabile, avvocato. Una bella donna, dalla cui cura dell’aspetto si evinceva che dalle sue parti riscuotesse le attenzioni da diversi uomini maschi.

La sua solitaria vacanza era motivata dalla curiosità di scoprire quanto fosse esportabile il proprio fascino.

Il test, le aveva dato un risultato molto positivo. Tant’è che le sette notti che aveva trascorso nell’elegante suite dell’Hotel Brotas, aveva potuto trascorrerle con un virile maschio, ogni notte diverso. Conquistato con l’eleganza del portamento, l’intelligenza del dialogo, l’accattivante sorriso. Ora la signora Brigid avrebbe avuto lo sfizio di fare la medesima verifica con le femmine. Perché la signora Brigid aveva un’altra virtù: era bi-sex. Se non fosse per quel soffocato bisticcio sugli stessi costumi, avrebbe sicuramente cercato un approccio con Flavia, magari mostrandosi in topless. Performance sempre ricambiata dai maschietti con interessanti approcci. Non aveva pensato certamente a relazionarsi con le ragazzine dell’ombrellone 12. Troppa differenza di età. Si sarebbe sentita una pedofila. Con Flavia invece le distanze sarebbero state molto accorciate. Quasi inesistente il confronto tra le loro età.

Comunque, il topless aveva deciso di metterlo in campo. Mossa azzeccata che le aveva portato il timido sorriso di Flavia. Che tra sé: “Però, sta bene a zinne. Potrei anche leccargliele subito”

Ma Flavia era tutta presa dalle lesbichette. Riparata dalle lenti specchiate degli occhiali da sole, dietro la copertina del Flaubert, aveva continuato a tenere d’occhio la coppietta trasgressiva: il focoso ditalino… Il godimento, il plateale orgasmo. I baci, le coccole successive. Non erano rimaste a lei solo come mero spettacolo… L’avevano talmente eccitata che era agitata, alla ricerca di uno spunto per attaccare discorso con quelle ragazze. Portarsene una a casa per la notte era per lei la meta.

Talmente aveva gustato il libidinoso ditalino, che assolutamente doveva far parte di quel loro erotismo. Costasse, quel che costava.

Flavia è timida di carattere ma era talmente eccitata che aveva deciso di agire con sfrontatezza.

Aveva chiuso il libro. Di scatto, si era diretta, con passo deciso, verso le ragazze che, in quel momento stavano, reciprocamente leccandosi le dita.

Gli sguardi delle due declamavano perfettamente il quesito che queste si stavano ponendo: <Che cazzo vuole adesso, costei?>

L’avevano guardata con aria di sfida mentre lei annaspava cercando di trovare la spinta per formulare la richiesta che le interessava.

Era stato un disastro.

Aveva tentennato… poi tutto di un fiato quasi implorando: <Vi ho viste… Anch’io ho una voglia matta di godere… vi saprei dare ben di più… Prendetemi nei vostri giochi>.

Le aveva risposto Mimma. Sprezzante. Anche in maniera triviale <Vecchia bavosa, credi che siam messe così male da dover consolare vecchi ruderi come te che non battono più un chiodo avendo la figa slabbrata?>

Dal suo sdraio, Brigid, poppe al vento, aveva seguito la discussione con curiosità. Senza percepire le parole aveva interpretato che Flavia ne era uscita malconcia.

Eloquente era la smorfia sul volto quando Flà era tornata all’ombrellone. Non bisognava essere psicologi per capire che tanto male le avevano fatto gl’insulti triviali di Mimma. Soprattutto quella volgarità sulla sua Figa. Quella a cui lei dedicava tanta attenzione. Curandola nell’aspetto esteriore: sempre il ciuffo ben ordinato e profumato. Mantenuta sotto creme tonificanti nelle parti più esposte ad incontri di godimento. “Una rosellina che si apre a mio piacere!” L’aveva così definita la sua Simona. E , adesso… queste due troiette: <… Figa slabbrata>.

C’eran tutte le ragioni per agitarsi. Sentirsi una merda!

Non era, quindi, riprovevole il ricorso all’alcool. Un Moscow Mule ben carico di vodka, come sapeva fare la Barbarella del bar, generava quello stordimento che avrebbe placato l’angoscia ma che può aumentare la confusione. Fra cui, nel suo caso, l’ombrellone… Infatti, l’aveva scambiato con quello di Brigid. Nel cui lettino era andata a sdraiarsi per lasciarsi andare a un plateale pianto.

Brigid, sventolando il suo procace topless, aveva seguito le diverse fasi della baruffa. Non poteva che accogliere con un sorriso la vicina che aveva preso il suo lettino per sfogare la propria angoscia.

Non solo le aveva donato un ampio sorriso. Si era sentita di doverla sostenere con un affettuoso bacio sulla fronte.

Questo semplice gesto aveva avuto in Flà, effetto tranquillizzante: si era asciugata le lacrime, ricambiando il sorriso. Un secondo bacio le aveva dato il ‘la’ per un dialogo.

Merito di ciò era del seno scoperto di Brigid che in questa seconda effusione, aveva per un attimo, strusciato sul viso di Flà… Ambedue le ragazze ne avevano provato un piacevole fremito: <Sei molto gentile perdonare la mia improvvisa invasione… Scusami, sono un po’ sbronza.>

<Non c’è di che. Mi piace la compagnia>

<Anche a me. Grazie per l’ospitalità e per i due baci di solidarietà.> A Flavia era rimasto nelle narici soprattutto il secondo. Le aveva lasciato il buon odore di femmina delle sue tette. – Vado a farmi un altro Moscow. Te ne porto uno?>

Flavia aveva fatto fare i due long-drink ben carichi e in breve questo si era fatto sentire. Soprattutto in lei che era al secondo.

Era stato stimolo per raccontare più apertamente di loro stesse…

Stanno bene, lì, in chiacchiera… in quel tardo pomeriggio di giugno. Quando il giorno cerca di sorpassare, per durata, le ombre della notte.

Tra loro non esistevano più problemi riguardo il costume indossato. Come in Flvia si era dissolto il ricordo degli insulti delle giovani lesbichette. Tutto sembrava indirizzarsi, piuttosto, alla ricerca di una scusa per prolungare quel loro stare assieme.

L’occasione l’aveva creata Flà levandosi dal lettino dicendo: <Vado a casa…. Mi gira la testa e mi cala una certa sonnolenza>

<Perché non ti rilassi qui, sul lettino. Chiudi gli occhi e schiacci un pisolino. È l’ora più tranquilla della giornata… Dai che quando ti svegli progettiamo una serata bollente e rimorchiamo un paio di maschi come si deve… Io ci metto la stanza dell’hotel, spumante compreso.>

<Già! Siamo fighe di bell’aspetto… non dovremmo aver problemi a trovare chi ci vuole concupire…. Bellla idea! Chiudo gli occhi e mi metto a pensare a come sarà la nostra serata e mi rilasserò subito.> Aveva sgocciolato dal bicchiere,quel po’ di cocktail ch’era rimasto e s’era buttata giù chiudendo gli occhi.

Brigid l’aveva guardata e quella serenità che ora era apparsa sul volto di Flà l’aveva eccitata. Non aveva potuto fare a meno di appoggiare ancora le labbra sulla fronte della nuova amica.

Ancora, le sue tette allo stato brado, avevano sfiorato il volto di Flà, regalandole un insistente brivido… dall’osso sacro alla clitoride. Che, lei, porchissima, riprendendosi dal pisolino l’aveva trasferito alle proprie labbra. Agguantando con la bocca un capezzolo di Brigid e succhiandoglielo libidinosamente.

Tanto per chiarire quali potevano essere gli orizzonti.

Il vociare di un venditore di chincaglierie, lì nei pressi, aveva interrotto lo spunto di quell’approccio.

In quella breve interruzione del sonno, Flà aveva anche detto all’amica:

<Sei sicura che saranno due maschietti il pepe di questa nostra notte?>

<Sarà quel che sarà. Non diamoci limiti…. Tu prova a dormire un po’. Vedo che più ti rilassi, più diventi irresistibile.>

Flavia aveva ripreso a dormire.

Brigid era rimasta per un po’ ad osservare il pisolino dell’amica. Poi, per scacciare pensieri che sicuramente avrebbero interrotto quel dolce dormire, le aveva gettato un telo da bagno sopra.

Seduta di fianco si era messa a chattare sul tablet aspettandone il risveglio.

<Vai a cagare!>

Brigid, in chat, aveva appena risposto al solito Gustavo Bellacanna che le aveva inviato l’ennesimo selfie del suo uccello, quando da alcuni movimenti dell’amica, aveva intuito che stava svegliandosi.

Si era guardata attorno per constatare che malgrado fossero le 7 di sera, nei pressi, c’erano ancora diversi ombrelloni aperti e frequentati.

Aveva pensato di accogliere quel risveglio con un bacio in bocca tanto per iniziare così l’argomento cena e dopo. Ma con ancora tutta quella gente in giro, non era proprio il caso.

Si era soffermata a guardare le sensuali smanie che stavano coinvolgendo Flà nel risveglio. Intanto, si arrovellava per condire quel risveglio con qualcosa di sensuale che non desse adito a scandalo:

<Cazzo, ma è lampante! Innanzi ai miei occhi….>

Flavia aveva il corpo coperto dall’ampio telo che, proprio lei, glielo aveva steso sopra.

Ne aveva sollevato un lembo e ben presto era entrata in contatto con la calda epidermide della ragazza: un fianco e, poco più in alto, aveva captato la stoffa del reggiseno del bikini. Per le dita di Brigid era stato un giochetto entrare in diretto contatto con la poppa. L’aveva accarezzata suscitando in Flà un’onda di piacere. E così per il capezzolo.

Flà si era intanto svegliata ma se ne guardava bene dal dimostrarlo. Si pappava beatamente tutto quanto le veniva elargito dalle sapienti dita di Brigid.

Queste, intanto, avevano lasciato il seno. Erano scese e, oltrepassato l’ombelico, s’erano messe ad arzigogolare tra i peli del Monte di Venere.

A quel punto, Flà non aveva più potuto far finta di nulla: <Così tesoro… Così!> Aveva sussurrato.

L’indice di Brigid aveva preso coraggio, aveva insinuato una falange nel solco. L’aveva percorso dal basso all’alto e viceversa alcune volte. Facendolo schiumeggiare.

Flavia non riusciva più a restare ferma. Inarcava la schiena… Scalciava.

<Guarda che se si sposta il telo si vede tutto quello che succede sotto. Roviniamo tutto.>

La risposta di Flavia aveva eluso il consiglio. Aveva solo suggerito: <Metti un altro dito… Spingi forte… Sto venendo!> Un attimo e la mano di Brigid era stata investita da uno squirt che pareva un’onda marina.

<Adesso ci vorrebbe un bacio>… Brigid, aiutando l’amica a ricomporsi nella maniera più discreta possibile.

Il bacio… E non solo uno… Se l’erano scambiate nella toilette del bar. Eccitate e contente di quella loro piccola trasgressione.

Ma non era finita lì: “Ora che eri entrata nel gioco, volevi continuare a giocare. Non avresti voluto fermarti più.” Questo però, Flavia l’aveva imparato col tempo frequentandola.

<Facciamoci ben un altro goccetto?> Brigid.

Flavia: <Con una giornata così ricca di emozioni, ci sta proprio.>

I bicchieri avevano tintinnato. Il  Mohjito era andato ad aggiungersi ai buoni sapori dei lingua in bocca appena vissuti. Una ventata di allegria le aveva invase. La bevuta aveva voluto offrirla Brigid e si era soffermata in chiacchiere con la barista.

A Flavia, era tornata baldanzosa più che mai. L’aveva presa a braccetto e l’aveva sospinta, nuovamente, verso la toilette.

Per Flavia era lampante: “Vuole ancora far lingua in bocca. Stavolta, però, una mano nella Figa gliela metto di sicuro. Ormai nel locale siamo rimaste io e lei”.

Brigid si era fermata innanzi a un’altra porta che aveva aperto con una chiave.

Come che si trovassero in una situazione clandestina, aveva spinto dentro l’amica.

Era stato un coup de scéne che aveva eccitata tantissimo Flà: improvvisamente, si era ritrovata in un’alcova elegantissima. Un letto immenso. Un piccolo bagno con tutto quello che serve per una notte d’amore.

Flavia avrebbe voluto chiedere se la loro notte sarebbe trascorsa tutta lì. Non ne aveva avuto modo. La lingua di Brigid aveva iniziato a spiegarglielo a modo suo.

Baci, abbracci, strette vigorose. Le quattro mani si erano incrociate. interrogate… Avevano esplorato ogni angolo dell’altrui corpo… Le dita si erano infilate tra le labbra, le cosce. Fra le natiche. Lingua e labbra avevano evocato fremiti, succhiandosi tra di loro. Leccate ai colli.

Su quelle delicate epidermidi sarebbe restato qualche inequivocabile segno di quell’esplosione di libidine.

Quando le frenetiche amanti si erano staccate per prender fiato, i reggiseni dei loro bikini erano sul pavimento e gli slip, calati, sotto al ginocchio.

Tutto era avvenuto contro la porta, appena questa era stata richiusa.

Il loro ridere sereno le aveva accompagnate mentre si sdraiavano vogliose sul grande letto.

Era scattato subito un abbraccio che le aveva portate a rotolarsi assieme, tetta su tetta, figa contro figa, per tutto il letto.

Quando quella giostra si era chetata… un balzo, e Flà era già con la lingua sull’inguine dell’amica. La punta aveva strusciato, picchiettato quella particolare parte, tanto sensibile. Brigid aveva incassato una ventata di piacere che non immaginava così sostanziosa. La sua rosa si era spalancata, ben irrorata di linfa: un signor orgasmo era dietro la porta! Flà, a quel punto, aveva disteso completamente la lingua sulla voluttuosa apertura. In ,Brigid il godimento si era fatto molto più pregnante. Si era lasciata andare ad un’agitazione che l’aveva portata a trastullarsi le tette con vigore.

Flà aveva interpretato perfettamente i tempi di quell’amplesso. Era tutta impegnata a portare l’amica sulle più alte vette del godimento. Ripristinata la lingua nel formato Da combattimento (raccolta come un muscoletto indipendente) l’aveva scatenata in ogni angolo della bollente Figa.

Brigid, pressando il capo dell’amica contro la propria Figa, si era librata a lungo nel massimo piacere. Ridiscendendo, aveva sentito la necessità di avere in bocca la lingua che tanto l’aveva fatta smaniare.

La bocca di Flà era già a disposizione di fronte alle sue labbra.

Alla squisita performance di Flà, Brigid non poteva che mettere in campo tutta la propria arte. Raffinatissima nell’uso della lingua, non aveva aggiunto altro: non le aveva penetrato il culo con il pollice… come di rigore.

Aveva giocato tutto con quello che può dare la bocca. Evoluzioni di labbra e ganasce. Queste per succhiare. Alle dita il compito di accarezzare le parti esterne di quella palpitante Figa.

Flà non sapeva più chi era… con chi era… dove era. Perché.

Quell’orgasmo che stava provando, la faceva sentire come in una centrifuga.

Il piacere cresceva in lei di momento in momento.

Impegnata ad assaporare ogni fremito che si liberava in lei, si era arresa a quella bocca scatenata, che dalla sua figa non s’era staccata neppure con la raffica di squirt che l’avevano riempita, dilagando sul volto.

Era il dovuto scambio che le due ragazze si offrivano l’un l’altra, per sentirsi amanti. Questo era quanto tutte due pretendevano reciprocamente: Godere!

Flavia ben sapeva che quella certezza l’avrebbe avuta fin tanto che sarebbero rimaste in quel trappolo.

Brigid sarebbe tornata ai suoi maschietti.

Lei al suo racconto che cominciava ad abbozzarsi nella propria mente. Quanto era successo in quella giornata stava diventando lo spunto per una simpatica porca storia.

Assolutamente quel loro essere amanti e godere assieme, doveva durare per tutta la settimana.

Ancora prese dalla loro eccitazione si erano tenute abbracciate sotto lo scroscio della doccia, liberando i loro corpi da quella patina di sudore che il piacere le aveva messo addosso. E avevano pure approfittato dei profumi messi a disposizione da chi gestiva il noleggio del trappolo: <Adesso sì che possiamo dire di essere veramente due troie!> tagliente, Brigid, aveva commentato la qualità di quei profumi.

Così, serene e in allegria erano tornate a distendersi sul letto. Appoggiate sul fianco, una di fronte all’altra, avevano deciso un break alla loro attrazione. Volevano fare un po’ di quelle intime chiacchiere per conoscersi ancora un po’ di più.

Brigid le aveva raccontato dettagliatamente dei cazzi di Pietro, Gianni, Alfredo e gli altri con cui si era sbizzarrita nelle scorse notti: le pecorine, appoggiate al parapetto del terrazzino con il mare negli occhi, mentre lungo le cosce, colava sborra che il lui le aveva lasciato sul fondo della figa.

A Flavia, aveva raccontato, tutto questo con orgoglio e tanti particolari: le dimensioni del cazzo… bello grosso! Il numero delle decise bordate che l’avevano fatta venire. La pompa con cui ringraziava per l’orgasmo ricevuto.

Quel chiacchierare, comunque le teneva vicine e quando un capezzolo di Flà aveva sfiorato la tetta dell’amica, la scintilla era scoccata. L’incendio: si era propagato. Soprattutto, avevano influito alcune leggere carezze con cui Brigid aveva sfiorato il ventre di Flà.

Si conoscevano ancora così poco e Brigid non poteva sapere che quello era il punto cruciale di Flà: quello che se accarezzato, liberava in lei un’incontrollabile massa di pulsioni erotiche. I ricettori sensuali di tette, fighe e culo si collegavano e all’unisono si mettevano a pulsare. Niente avrebbe potuto più trattenerla.

Preannunciando le proprie intenzioni con una sorta di grido <Adesso, sei mia… porca.> le si era sdraiata sopra e strusciando il monte di Venere aveva cercato che le due fighe combaciassero. Pochi movimenti e le due fessure, calde e vischiose, erano una sopra l’altra. Smaniose di condividere le proprie linfe.

Orgogliosamente spalancate, palpitavano, cercando di baciarsi, mordicchiarsi… sputacchiarsi. Le due amanti grondavano di piacere mentre se le strusciavano.

Quell’andazzo, partito lentamente, in tutta delicatezza, man mano che procedeva, distribuiva piacere. Di conseguenza pretendeva una maggiore intensità e velocità nello struscio. A Flà non sbrodolava solo la Figa… Sbavava saliva dalla bocca mentre un grande orgasmo stava montando in lei: <Ahhh, Brigid! Come vorrei, ora, avere il cazzo, per farti urlare di piacere.> e aveva messo ancor a più spinta nel suo sfregamento. Libidinosamente Brigid era andata oltre. <Sìii chiavami… Inculami se puoi>.

L’orgasmo le aveva vinte lasciandole sfinite sulla coltre variopinta.

A Flà, subito era sorto il dilemma di come avrebbe potuto reggere le altre notti senza costei che l’eccitava il solo pensiero di sapere che esisteva.

Dal canto suo, Brigid, nel rilassamento del post-orgasmo, con le coccole di Flà che le mantenevano ancora ben viva la qualità del piacere provato. Si domandava come avrebbe potuto affidare la propria ricerca di erotismo a volgari cazzi che non appena avevano vomitato il loro godimento si riducevano al nulla.

Nell’incrociarsi di questi timori, aveva giocato la mano di Flà che si era appoggiata sulla Figa dell’amica e le dita si erano messe a sgrillettarle la clitoride

Per Brigid era stata l goccia  che l’aveva fatta sospirare profondamente e aprire le cosce. Così, a Figa spalancata aveva susurrato: <Non lasciarmi tornare all’Hotel. Flà, portami con te… Tienimi con te>.

Mai supplica era caduta in terreno tanto fertile…

Flà, recepito il desiderio dell’amica aveva voluto risponderle con fatti.

Un guizzo ed era tornata a sdraiarsi sopra di lei. Questa volta a rovescio.

Sotto le natiche i palmi delle mani ne avevano sollevato il bacino. Quel tanto per portarle il buco del culo a tiro della lingua. Aveva cominciato la sua leccata da lì.

Dal canto suo, Brigid, aveva letto in quell’improvvisato 69 impostato da Flà, una risposta favorevole alla sua implorazione di poc’anzi. Le era bastata quell’intuizione per riaccendere l’eccitazione in lei. S’era fiondata a capofitto tra le cosce di Flà.

Flà aveva scalciato tre volte, segno che la leccata di Brigid l’aveva fatta venire. Aveva sfilato la lingua da quel bel culo di Brigid per dirle:

<Questo 69 ed altri li perfezioniamo nel letto di casa mia. – aggiungendo – Per tutta la settimana.>

C’è uno scoppio di entusiasmo tra di loro. Abbracciate avevano rotolato per tutto il letto. Tra uno scoppio di gioia e un altro le loro lingue si erano rincorse nelle bocche.

Si erano dette cose meravigliose.

<La nostra convivenza comincerà da questa notte. Ti preparo una cenetta che consumeremo nude in terrazza a lume di candela. Dopo il dessert, però, un piccolo rito: bruceremo i due bikini che hanno rischiato di farci odiare. Domani assieme, ci recheremo in una boutique ad acquistarne due completamente diversi uno dall’altro. Offro io.>

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