Le porkeriole di Flavia

diario e fantasie di una scrittrice di bella presenza

Dal casquè al culo il passo è breve

Da una storia narratami da Ross the Pig

Flavia dal 2005 pubblica con l’editore Enstooghard
del dr.Hans Stortoghårdt – København

…..Sono quattro giorni che Michela è in ferie. Si deve preparare per una gara di ballo che disputerà domenica. Sento la sua assenza. Mi manca la sua vivacità e soprattutto la sua voce: Michela non parla, “miagola”. Ha un tono di voce che è leggermente più alto del sussurro. Va tra l’accattivante e il seducente. Prima ancora di capire cosa ti sta dicendo, vieni colpito dal suono delle sue parole: entrano dalle orecchie e stuzzicano la fantasia. Quando arrivano alla testa è già passato un attimo e, il significato è già ricco di tutti i colori e gli effluvi che la sua presenza diffonde.

Stamattina arriva un suo messaggio: “Ciao porcone, come va, ti manco?”

In allegato, un piccolo video: un minuto e mezzo di sua travolgente, virtuale, presenza. L’aveva già fatto in precedenza. Sa che apprezzo queste cose e mi piace ammirarla.

Il video inizia con lei che si asciuga i capelli… Li stira con la spazzola. La ripresa ne inquadra unicamente il volto, la spazzola e phon, con cui, lei è alle prese. Si guarda allo specchio e pare soddisfatta del risultato. Lascia spazzola e asciugacapelli. Porta il cellulare vicino al volto e tira fuori la punta della lingua. Si bagna il labbro superiore, muovendola su di esso per ogni dove. Ed è così anche sull’altro labbro.

L’inquadratura scende e me ne rallegro: è a torso nudo. Tocca e palpeggia una tetta e con l’indice compie un giro intorno all’aureola del capezzolo. Si è già inturgidito! Ne tocca la punta e la sua voce: <Ti piacciono le mie tette, vero? Maiale>. E fa scendere l’inquadratura.

Il ventre, con la sua sensuale, leggera, bombatura. Dove ha voluto sbizzarrirsi di fantasia con il piercing delle grandi occasioni: un filo brillantinato che dall’angolo superiore dell’ombelico arriva, con leggerezza, oltre la chiusura inferiore. Perfettamente centrato. Una divisione che accentua l’erotismo di quella parte. Giocherella un po’ con il piercinge e l’inquadratura si focalizza sul Monte di Venere.

È appena depilato. Lo accarezza. Il dito medio si insinua tra le due labbra: va un po’ su. Un po’ giù. Con studiata lentezza. Ne allarga le due estremità e, non posso che inebriarmi delle tonalità rosa che mostra il suo interno. Dove si intravede la cuspide del clitoride: <…questo ti manca, Vero?… Porco!>. Così conclude la clip.

Durante la giornata guardo e riguardo questo video. Mi manca, la stronza!

Finito di lavoro passo dalla sua scuola. Vado a trovarla.

È sera. Un po’ freddo: nebbia e aria gelida.

Michela sta provando alcuni passi di danza con il suo ballerino. Mi fa un cenno di saluto. Alla prima pausa mi raggiunge: <Si farà tardi stasera.>

<Fa niente, ti aspetto. >

Questa femmina sempre mi incanta!

 Indossa pantacollant ginnici. Intorno alla vita una sorta di pareo a coda, simula un vestito da ballo. Scarpette da ballerina con il tacco e il caratteristico incrocio sul dorso del piede, allacciate alla caviglia.

Deglutisco. Nell’osservare la sua danza: i movimenti, le varie scivolate guidate, i casquè, noto che non porta ne mutande, ne copri-figa analoghi.

Sarà che il tango finisce sempre per eccitarmi. Sarà il video di stamattina. Sarà che la sua mancanza mi ha provato, ma i miei occhi non mollano la sua figura. La sensualità e la seduzione sexy che sa emanare quando si esprime nel tango.

La gusto nel suo svolazzare tra le spire della danza. Stringe il suo compagno di danza. Gli scivola ai piedi, sottomessa e dominante allo stesso tempo. Si stringe alla gamba di lui. Si lascia condurre. Gli accarezza il volto.

Chissà se c’erano stati momenti di sesso tra di loro? Mi torna spontaneo pensarlo. Eppure, glielo avevo chiesto in un’altra occasione. Ne avevo avuto una risposta che fotografava la realtà in cui si trovava: <Con lui è stato un flop. Il tango è un’arte. Un’espressione di sensualità. Non è detto che quello che si esprime nei passi di danza, resti nella realtà…. Forse cazzo e figa, ora, reagiscono meglio a ritmi più attuali.> D’acchito mi viene a mente la lap-dance.

Dieci e mezza e la scuola chiude i battenti. Michela si fa una doccia e dobbiamo inventarci la notte. Abbiamo idee diverse ma alla fine vince quella di lei: pizze da mangiare a casa sua.

Ho fame e mi sto abbuffando. Lei mi osserva con espressione sorniona: <Pensi solo a mangiare… Ingordo! Ho voglia di cazzo!> Più chiaro di così!

Si toglie di dosso la canotta. Si siede sulle mie gambe. Le sue belle tette sulla faccia. Me le struscia sulla bocca con libidine. Gliele bacio. Lecco i capezzoli. Si alza e si inginocchia. Mi slaccia i pantaloni, abbassa i boxer: una carezza di lingua dai testicoli alla cappella. Bazzotto, è già nella sua bocca. Lo stringe, lo agita con la mano. Lo vorrebbe subito nel pieno del turgore.

Arrapato come non mai, sento il sangue che pompa nel glande. Le prendo la testa. Tiro all’insù i capelli e la stringo contro il mio bacino. Ora, l’ha ingoiato quasi tutto. La cappella si è ingrossata allo spasmo e sta sguazzando tra la saliva che le cola dalle labbra.

È irrequieta, la ragazza. Si toglie il cazzo dalla bocca. Si alza. Si bagna la mano con la lingua e si lubrifica la figa. Si punta il cazzo contro e si siede sopra di me. Finalmente! <Ah, che bello sentirti dentro!> Si muove piano, poi, roteando il bacino, prende a cavalcarmi: su e giù sempre più velocemente. Mi guida la testa in mezzo al seno: <Dimmi che sono una troia>. Stasera è lei a condurre il gioco. È lei la dominante: <Ero stanca di leccare fighe. Volevo un bel cazzo duro come il tuo. Porco!>. Non smette di agitarsi:

<Calmati, zoccola! Così mi fai venire subito>

<Stai forse pensando di squagliartela appena sborrato?… Da qui, stasera, non ti muovi. Stronzo. Ti devo consumare tutto. Sfinire!> Ansima, facendo ballonzolare le tette. Le metto le mani sui fianchi e me la sbatto andando in crescendo. Finché non sento montare dai testicoli l’onda di sperma che: <Vengo, mia bagascia!> e le irroro il profondo della figa. Anche lei, sentendo gli spruzzi e il calore del mio flusso, entra nel pieno dell’orgasmo. Si agita. Si strofina con passione contro di me, guardandosi bene da permettere al mio uccello di abbandonare la sua calda fregna. Apre la bocca e tira fuori la punta della lingua, gliela succhio. Lei, cantilenando: <Ah, ah, godo maiale, stronzo, puttaniere che non sei altro… E io… la tua mignottona! Allagami l’utero! Così…Così!>

Il Nirvana è svanito. Due calici di vino ci ricongiungono alla realtà di quel tinello un po’ più caldo di tutti i tinelli del mondo. Sul divano beviamo abbracciati. Il mio cazzo cola ancora. Metto le dita nel bicchiere e le faccio cadere qualche goccia di vino sulla figa. Gliela lecco. Allarga le gambe. Dal suo calice si versa un po’ di vino sulla pancia. Lo fa scivolare sulla figa:

<Ti piace il vino. Vero, maiale! Allora leccalo tutto!>

Ha un sapore particolare. Un misto tra ormoni suoi e miei. Leggermente salato. Un altro sorso dal bicchiere e glielo sputo direttamente sulla figa e… via di lecco…: le allargo le labbra con le dita e vi insinuo la lingua dentro. Su e giù sul clitoride. Lo succhio. Inarca la schiena… Ho la bocca spalancata sul rorido pertugio dove la lingua sta esprimendo ogni sua sapienza.

Tra una cosa e l’altra, la posiziono con il bacino in alto: quel tanto da avere a portata di bocca il buco del culo. Le allargo le gambe e scateno la lingua attorno all’orifizio anale. Per lei è una festa: <Che bello. Continua stronzo. Non fermarti!> il mio indice la penetra: su e giù. Lei, con la mano si sgrilletta. Ho il suo culo tra le mani… allargo con i pollici il buco. Dentro s’invola la punta della lingua. Gioco con dito e lingua. La faccio mettere su di un fianco. È perspicace: <Non vorrai mica….> <Sta tranquilla, non sono quel coglione di Giangi, fidati!> So, per esperienza, che la posizione da sdraiata sul un fianco è la meno invasiva e dolorosa.

Mi metto dietro di lei. L’abbraccio. Le bacio il collo e le accarezzo i seni, la mia mano va giù sul ventre. La stringo a me. Intanto inizio a scoparle la figa. Tutto deve essere ben lubrificato e lei al massimo dell’eccitazione.

Si agita ma non si oppone alle mie intenzioni. Anzi, ci sono tutti i segnali che Michela sia già in dirittura d’arrivo per il secondo orgasmo.

È quasi il colpo di pistola di uno starter.

Mi sputo tra le dita lubrificandole così il culo. Le faccio sentire la presenza e il calore della mia cappella sul suo orifizio.

“Cazzo, le piace!” Si muove e ruota il bacino. Spingo piano, faccio entrare la punta: <Ah> sospira. Giocherello un po’ con la punta. Facendole sentire il piacere del cazzo che esce e rientra in culo per darle quel diverso godimento.

Tenendola sempre abbracciata, con la mano, le tocco il clitoride. Con il massimo del garbo penetro sempre di più: movimenti lenti. Imprimendo al cazzo un incedere altalenante: avanti e indietro.

Socchiude gli occhi: “le piace proprio!” Si rilassa. Muove il bacino e chiede più cazzo in culo.

Assume una posizione fetale: <Mi piace, Stronzo! Abbracciami! Tienimi forte!> Una mano tra le cosce, se la strofina. Un ditalino la fa godere. Il culo è sempre a mia disposizione.

Cambio posizione. La metto inginocchiata a terra. La pancia sul divano, a novanta gradi. La monto. La penetro. Le schiaffeggio il culo. Sono uno specialista del genere… Dove, i colpi devono andare dal basso verso l’alto: mai viceversa e mai di lato. Attento a non prendere la coscia ma solo la chiappa. I culi vanno schiaffeggiati esclusivamente così. È una questione di classe!

Le mie mani si stampano sul suo culo. È il lato artistico dell’azione!

Si parte piano, con lo schiaffetto. Poi, a forza piena. I gemiti che si odono sono un mix tra stupore e dolore. Scuotono la mente… Fanno vibrare i nervi.

Il leggero bruciore cammina sottopelle fino all’inguine. Il rossore diventa come un fuoco acceso che emana calore. La mente si inebria di ipotesi di sottomissione.

Ci abbandoniamo. Ci lasciamo andare. La penetro e gli schiaffi continuano a scendere su quelle carnose colline. Ripetuti e ritmati. Mente e corpo si abbandonano agli effetti… e tutto cola…..

Ci addormentiamo così, abbracciati sul divano. Solo un plaid addosso.

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