Le porkeriole di Flavia

diario e fantasie di una scrittrice di bella presenza

Con Ross The Pig “Ritrovarsi nella voglia”

GLI AUTORI

FLAVIA MARCHETTI – ROSS THE PIG

Come già capitato, anche questo siparietto erotico nasce da il racconto di una vicenda piccante di Ross The Pig con Flavia Marchetti in una stretta collaborazione. Per cui si può ben dire che:

Ognuno ci ha messo del suo

Dal 20005 Flavia pubblica con l’editore Enstooghard Ltd – København

E da tanto tempo che non mi sento con Antonella, quasi quasi le mando un messaggio. Mi risponde dopo qualche ora: <Pensavo fossi morto. Brutto maiale… Che fine hai fatto?>

<Hai ragione. Ho cambiato lavoro, o meglio clinica di appartenenza, e tra dimissioni e nuovi contatti mi sono perso un po’ nei miei impegni di lavoro. Mi sei mancata.>

<Ti sono mancata, io o la mia patatina?> E mi manda una foto a 90° dove è ben esposto il suo meraviglioso culo con annesso le labbra della patata.

Qualche chiacchiera. Ci organizziamo per vederci.

Parcheggio di un centro commerciale. Caffè e brioche in un bar. Chiacchiere con un po’ di nostri ricordi, costeggiando il mare. La mia auto a passo d’uomo.

La trovo sempre bellissima: capelli lisci e lunghi. L’inseparabile rossetto rosso. Giacca su camicetta bianca di seta. Un foulard colorato come cintura su un tajer con pantaloni. Sempre quell’essenza francese che m’inebria e mi fa impazzire.

<Ti sono mancata, maiale? Quante troie ti sei fatto in questo periodo? Qualche slovena?> Risatina… Nego tutto.

La mattina è serena. Il cielo terso. Limpido. Percorriamo a bassa velocità la littoranea che costeggia il nostro bel mare. Sotto di noi le onde che sciacquano il bagnasciuga. Sopra al ginocchio di Antonella, la mia mano che non riesce a star ferma. Finisce che le palpo le cosce facendo scivolare la mano verso la punta dello slip. È sempre un’emozione che si rinnova.

 Con le cosce stringe la  mano. Lo conosco: è un suo gesto per dirmi “Vai avanti… Ho capito dove vuoi arrivare.” Torna ad allargarle. La mano raggiunge la meta: lo slip. È segnato dal piacere che sta crescendo in lei…. e la mano riesce a titillarle pure il buco del culo.

Ora, figa e culo li ho sulla mano destra. Su questa, lei struscia vogliosa i suoi gioielli.

Ne ha una voglia matta. E sa anche che il tempo è prezioso. Tanto per non perderne abbassa la zip dei mei jeans, prende a fargli coccole. Liberato, il cazzo la stupisce erigendosi ed ingrossandosi con tutte le sue potenzialità. Lo maneggia con sapiente delicatezza. La verga ha aggiunge consistenza all’autorevole aspetto: ora è veramente duro.

Continuo a guidare con finta indifferenza. Antonella mi osserva con espressione beffarda. Sposta i capelli da un lato. Mette il viso tra le mie cosce. Sento il calore della bocca. L’umidità della lingua avvolgermi la cappella:

<Sei una troia. Te ne approfitti che non posso re agire >

<Tu bada a guidare> La bocca affonda sempre di più sull’uccello. Lo succhia avidamente. Con la mano mi palpeggia lo scroto. Sento la profondità della sua gola. Le accarezzo la nuca. I suoi capelli sono morbidi, lisci, profumati, li afferrò e li stringo nella mano, li tiro leggermente mentre lei continua con la bocca e con la mano. È un bocchino interminabile!

La mia concentrazione è divisa tra l’attenzione alla guida e il piacere di quella fellatio.

Mi sento travolto dagli ormoni. Ogni volta, però, che sto per liberare la massa di sperma, le incognite della guida ne annullano lo stimolo.

Sono costretto a restare in questo stato di eccitazione senza l’appagante finale. Ma, forse è proprio questo che vuole Antonella: “Trastullarsi a lungo con un bel cazzo in perfetto tiraggio.” Me lo conferma uno scambio di battute tra di noi.

<Sei una stronza. Se non mi fermo non riesco a venire>

<Devi soffrire, porco. Hai fatto quel che volevi per troppo. Adesso mi diverto io>

<Troia!. Sei la più bella troia che io conosca.>

A sinistra, tra gli alberi, un discreto parcheggio. Mi ci butto.

Lei ha ancora nella bocca la mia cappella.

Le prendo la testa con le mani. Gliela spingo sul cazzo fino quasi a soffocarla. Le piace. Si eccita. Ripeto la mossa più volte. I testicoli si mobilitano.

Un fiume di sperma le entra in bocca. Come succede in ogni pompino che si rispetti: una parte fuoriesce dall’angolo delle labbra. Lei, imperterrita, non dismette il saliscendi delle labbra sul cazzo. Lo pompa, spremendolo fino al fargli uscire l’ultima goccia. Ingoia e lecca quanto non deglutito o rimasto sulle dita. Nulla deve essere sprecato.

Ci si rimette in sesto. Lei ripristina i danni subiti dallo smagliante rossetto:

<Mi porteresti in un club privè. Uno di quelli per coppie che conosci tu?>

<Tu sai cosa ci si va a fare lì. Vero?>

<Me ne hai parlato tante volte che avrei voglia di provarlo anch’io. La settimana prossima mio marito non c’è. È per qualche giorno in missione. Gli dico che andrò da una amica in campagna>

<Va bene. Organizzo la cosa.>.

Quando vado a prenderla è tutta in tiro. Affascinante: tubino nero. Tacchi a spillo, calze a rete. Truccata e profumata. Una zoccola arrapante.

Si va al Sanja’s club, subito dopo il confine, dove già mi conoscono.

Ceniamo in un ristorantino nei pressi di Capodistria: orate al forno, patate. Vino bianco frizzante della casa.

Durante la cena vorrebbe sapere cosa può aspettarsi da quella fuga erotica.

Cosi racconto degli approcci e come i determinano i giochi di coppia.

Le piace tutto. La vedo eccitarsi: occhi dardeggianti, rigidi i capezzoli, traspaiono oltre la stoffa del tubino. Non porta reggiseno. L’assicuro che non la mollerò. Che sempre sarò lì con lei.

Al bancone del bar c’è Tomas. Una vecchia conoscenza. Mi fa un sorriso a trentadue denti e ci offre da bere.

Ci accomodiamo su alcuni divanetti. Antonella è molto eccitata e ha tanta voglia di scopare. Sui divanetti accanto, c’è una donna e due uomini. Uno di questi guarda continuamente Antonella. Aspetta che finisca il suo bicchiere e subito prende la bottiglia dal suo tavolo e ne offre sia a lei che a me. Ci invita a unirci a loro. Mi siedo accanto alla Signora. Antonella la invitano a mettersi in mezzo.

La donna accanto a me si chiama Tea, porta una minigonna e un top a costine con bordo a lattuga e spalle cadenti. Ventre in bella vista. Ha un piccolo percing sull’ombelico. Presentazioni. Qualche brindisi e complimenti vari.

Nicolas prende l’iniziativa e si mette a palpare le tette di Anto. Lei ha già le mani tra le gambe dei due uomini. Tea mi mette una lingua in bocca e accavalla la sua gamba sulla mia. Decidiamo di prendere una stanza. Al bar mi faccio dare una bottiglia e la chiave di un privé.

In quella stanza c’è un sofà ampio, rivestito di pelle bianca, un mobile bar ben fornito, una TV con video porno. Un piccolo bagno con doccia.

Anto e Tea di siedono sul sofà. Fabri apre la bottiglia. Io e Nicolas ci sbottoniamo i pantaloni offrendo il cazzo alla bocca di entrambe. Antonella affonda la carnosa sua sul cazzo di Nicolas. L’arte del pompino è la sua maestria! Adora farli e percepisci il piacere che lei ne prova mentre godi. A Fabri, Antonella il cazzo lo tira fuori lei. Ora, ha due cazzi tra le mani che spompina assieme: passa la lingua intorno alla cappella di entrambi. Ne ciuccia uno, poi l’altro. Li sega, li palpeggia. Succhia.

Ci spogliamo. Ha calze a rete con spacco centrale e non indossa mutande.

Lei, nel dar sfogo alle sue fantasie, diventa sempre più zoccola. Per questo mi piace sempre di più.

Le due ragazze sono fianco a fianco… Tea si stende a cosce ben divaricate. Le lecco la figa. Anto è carponi… sbocchina Nicolas. Fabri ne approfitta per una porcellosa pecorina: le tette, capezzoli marmorei, ballonzolano avanti e indietro. Il cazzo di Nicolas le scende fin in gola. Io mi sbatto Tea che urlando il suo piacere da vera maiala, fa andare alle stelle l’eccitazione nell’ambiente.

La serata trasgressiva sta volgendo al termine. I momenti in cui lo sperma dilaga.

Nicolas tira fuori il cazzo dalla bocca di Anto e spruzza il contenuto dei testicoli sul viso e sulle tette di lei. Fabri lo fa sulla figa e sul ventre. Lei, Antonella si spalma tutto quel ben di Dio, sulle tette a mo’ di balsamo rigenerante. Tea affonda la bocca sul mio cazzo, svuotandolo completamente e bevendo ogni goccia di sperma. Il caso ha voluto che abbiano goduto quasi all’unisono.

Nel ritorno chiedo ad Anto se si è divertita, mi dice che le piaciuto tanto ma che sente il bisogno di una sana doccia.

A casa mia le indico il bagno e lei può finalmente pisciare. Resto presente e lo scroscio del suo piscio mi eccita. In effetti mi viene a mente che l’unica cosa che non si è concretizzata è la nostra scopata.

Sotto la doccia l’acqua scorre calda su di noi. Ci si insapona a vicenda. Il cazzo ha ripreso vigore. Si è messa faccia al muro. Le sue chiappette sono un approdo per il mio uccello. Tra di esse si fa largo: sono toniche… vivaci. Dimostrano la gradita accoglienza che anche il buco del culo riserverà al cazzo … Qualora…

Appoggio, la prora del cazzo all’imboccatura del culo. Una piccola pressione. Penetro. Il paesaggio si prospetta accogliente. La navigazione sembra in un mare d’olio. Il cazzo si sta godendo la calda bonaccia, rotta di tanto in tanto dalle coccole dei muscoletti anali che vezzeggiano la prua: la cappella.

Un suo sussurro mentre le strofino le tette: <Inculami forte. Come sai fare tanto bene – una contrazione di piacere e… – Sii porco fino in fondo… sìì… Così, così… tutto dentro.. in fondooo!…>

Aumento il ritmo. Sempre più forte. Urla. Il piacere esplode quando alle spinte decise, aggiungo le dita a sgrillettarle la clitoride. Lei è gioiosamente confusa: l’orgasmo le irradia figa e buco del culo. Non le resta che squirtare con dovizia. Ho il cazzo nel più profondo del suo culo… che riempio di sborra.

Fermi. Ancora io dentro lei ci baciamo appassionatamente. Il rumore dell’acqua che continua a pioverci addosso, mi sembra un canto di fanciulli che inneggiano alla ritrovata voglia di voler gioire assieme.

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